
La Blockchain è nel gruppo delle 10 tecnologie destinate a cambiare il nostro futuro e il futuro del business nei prossimi anni. Le Gartner Top 10 Strategic Technology Trends for 2020 non parlano infatti solo di iperautomazione, intelligenza artificiale e cloud distribuito ma anche di applicazioni blockchain (esempi).
E se pensiamo al macro ambito people centric non si può fare a meno di pensare subito al settore della sanità, in particolar modo quella pubblica.
Ma facciamo un passo indietro.
L’avvento della trasformazione digitale ha provocato una metamorfosi non solo nel settore dell’economia, del management e del business ma in modo trasversale ha toccato tutti gli ambiti del sociale e cambiato le strategie di comunicazione ad un ritmo frenetico e inarrestabile.
Se solo una manciata di decenni fa per mescolare e ibridare reale e virtuale (e spesso solo ad appannaggio degli appassionati di fantascienza e di tecnologia) c’erano le morbide macchine di Burroughs e i corpi mutanti di Cronenberg oggi, superata la barriera della riproducibilità tecnica benjaminiana ed epurata la carica deviante ed eversiva attribuita alla macchina, siamo stati catapultati – spesso senza strumenti e formazione – in una società globalizzata e interconnessa, dove la necessità di reperire informazioni e di interagire in tempo reale ha coinvolto una molteplicità di attori e ci ha obbligato a dare risposte rapidamente accessibili e flessibili, in modo spesso automatizzato.
Il cambiamento irreversibile a cui stiamo assistendo sta modificando radicalmente la società e i suoi bisogni, creando nuove professioni e ampliando la domanda. Questa trasformazione digitale ha investito ogni di settore, da quelli produttivi agli erogatori di servizi pubblici. Ed è proprio nel settore del così detto bene comune che le Strategic Technology possono fare la differenza.
Pensiamo ad esempio alla storia clinica di un paziente. Spesso lacunosa e frammentata, appoggiata esclusivamente ad archivi cartacei e polverosi o alla memoria dei clinici. Il risultato? Difficoltà di reperire informazioni, di eseguire diagnosi o semplicemente di prescrivere terapie. Faldoni di referti trasportati con grande difficoltà dal singolo paziente da un presidio ospedaliero all’altro, spesso in città diverse. E in fondo a questo tunnel un po’ amarcord, una chiave di accesso digitale che in tempo reale ci restituisca tutto il percorso del paziente. Da un semplice passaggio al nuovo medico di medicina generale fino ad arrivare ai flussi sanitari, alle mappature dello stato di salute della popolazione, alla distribuzione di malattie croniche o infettive.
La tecnologia blockchain permette che queste informazioni cliniche, sensibili e fondamentali nella vita di una persona, possano essere condivise, verificate e imperiture.
Nell’immediato verrebbe da pensare a risposte certe e rapide, con conseguente alleggerimento della burocrazia, alla digitalizzazione dei servizi, ma la semplificazione nel reperimento dei dati permetterebbe anche di evitare truffe e prestazioni sanitarie non corrette, creando profili assistenziali certi e non ridondanti, faciliterebbe le operazioni di controllo – ad esempio sulla diffusione di virus – con un intervento mirato ai fini del contenimento e della cura della patologia.
Costi più bassi e gestione sicura dell’informazione. Riduzione dei rischi e soluzioni smart sia per l’utente che per il dipendente o per l’erogatore di servizi, in poche parole una qualità di vita migliore per tutti.
La rivoluzione digitale che stiamo attraversando può e deve essere il volano per una semplificazione e una umanizzazione delle cure. Abbiamo bisogno di guidare il cambiamento in atto e non subirlo passivamente, ed è proprio questo percorso di sviluppo che, puntando all’innovazione, ci permetterà una distribuzione equa delle possibilità, garantendo una sanità più appropriata per tutti.
In questo scenario, la blockchain (qui descritta) – con le sue garanzie di immutabilità e chiarezza – potrebbe rappresentare quella soluzione tecnologica in grado di generare vero valore pubblico.