In un momento in cui la blockchain sta vivendo un periodo di fortissimo hype, oscurando in comunicazione questi tutte le altre tecnologie innovative, occorre però evidenziare che i progetti applicativi sono ancora numericamente pochi a livello mondiale:
- 508 progetti nel 2020, secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano;
- di cui solo il 12% passati alla fase operativa.
Il 2021 ha però evidenziato un’accelerazione da parte delle imprese di tutti i settori, dal Government al Finance, dall’Agrifood al Retail, nell’identificare ambiti applicativi in cui questa tecnologia può portare i maggiori vantaggi competitivi e il 2022 sembra essere l’anno in cui molti progetti vedranno una loro applicazione operativa.
Blockchain pubbliche o private
Uno dei primi quesiti a cui le aziende devono rispondere quando approcciano questa tecnologia è quello relativo alla scelta tra blockchain pubblica o privata, anche se i “puristi” potrebbero dissentire in quanto considerano la blockchain per sua natura “pubblica”.
Nella sua definizione più semplice la principale differenza tra pubblica e privata risiede nella loro primaria caratteristica:
- permissionless, pubblica e aperta a tutti;
- permissioned, privata e ristretta agli attori a cui è stato dato il permesso di accedervi da una autorità centrale.
Usando come esempio un’azienda che opera nel settore Retail Food, la blockchain potrebbe essere utilizzata per rendere la propria filiera tracciabile, certificata e trasparente per tutti gli attori coinvolti.
Ogni attore autorizzato ad accedere e inserire dati relativi alle procedure di business avrà, quindi, l’opportunità di inserire tutte le informazioni relative al proprio operato:
- l’azienda di produzione inserirà tutte le informazioni relative al prodotto/lotto caricato su blockchain e alla sua documentazione;
- la logistica inserirà tutte le informazioni relative agli spostamenti del prodotto e delle relative materie prime;
- il brand visualizzerà e terrà traccia di tutte le informazioni sul prodotto/lotto richiesto.
Questa tipologia di utilizzo porterebbe a propendere per la scelta di una blockchain privata (permissioned) ma se il retailer volesse “estendere” la filiera produttiva/distributiva al consumatore finale, per permettergli di visualizzare tutte le informazioni relative all’intero ciclo di vita del prodotto per un consumo più responsabile e consapevole, allora la scelta potrebbe essere quella di una blockchain pubblica (permissionless).
Tenendo conto di queste considerazioni la scelta migliore, come spesso accade, è un’architettura “ibrida”:
- una blockchain permissionless/permissioned, pubblica in lettura ma con accessi in scrittura governati dal retailer, scalabile e a basso consumo energetico.
La blockchain nel Retail Food
In particolare nel settore Retail Food sono stati indentificati alcuni processi core in cui, per le sue caratteristiche e i suoi valori, la blockchain potrà diventare nel prossimo futuro l’architettura tecnologica di riferimento, consentendo alle aziende di creare innovazione e migliorare le proprie performance:
- tracciabilità e rintracciabilità agroalimentare;
- supply chain integration;
- contratti con fornitori;
- carte fedeltà;
- carte privative di pagamento.
Proprio nell’ambito della Tracciabilità e rintracciabilità agroalimentare i Retailer Food hanno individuato nella blockchain l’opportunità di trasformare un gestione nata “da obblighi di legge” in un processo innovativo di dialogo e interazione con i Consumatori.
La blockchain è infatti la tecnologia perfetta per la trasformazione digitale della filiera del valore in quanto consente di rafforzare la certificazione di processi e dati, riducendo i rischi e i costi della sicurezza, e aumentare la fiducia dei Consumatori, consentendo di tracciare tutti i passaggi in maniera trasparente, certificata e, soprattutto, non alterabile.
Applicare questa tecnologia a processi mission critical per il Retailer, come la tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti, deve però essere fatto senza mettere in discussione le best practice in essere ma integrando tramite gli standard GS1, dall’EPCIS al DesAdv, dagli Application Identifier al Digital Link, un layer blockchain che garantisca la retro-compatibilità con tutti i processi di movimentazione e vendita dei prodotti.
Ma integrare la blockchain nelle logiche di business è un percorso di innovazione che va oltre alla brand reputation dell’azienda e diventa un nuovo modo di fare commercio, traghettando in maniera sicura, rapida e scalabile il Retailer verso il futuro, aprendo a scenari di scambio di valore all’interno della filiera tra Produttore e Consumatore ed enfatizzando la sua centralità in questa nuova relazione B2B2C.
La blockchain come porta di ingresso nel Metaverso
L’utilizzo di questo nuovo layer consentirà di realizzare la vera disruptive innovation del processo…il Consumatore come attore attivo della filiera agroalimentare.
Il Consumatore accederà a tutte le informazioni del ciclo di vita del prodotto/lotto, ben oltre a quanto scritto in etichetta, il Retailer stabilirà un nuovo canale di engagement e il Produttore avrà una nuova leva di comunicazione della qualità dei propri prodotti.
Un nuovo canale di comunicazione, sinergico con tutti i touch point digitali del Retailer, che potrà essere la porta di ingresso nel Metaverso grazie alla possibilità di implementare un’interazione tra retailer e Consumatore gestita da un virtual assistant.
Sarà l’inizio di nuove forme di eCommerce dove augmented reality, virtual reality, gaming e customer experience si uniranno per portare il consumatore a vivere dentro una propria realtà virtuale.
Spoilerando
Ma quanto di questo è realtà in Italia? Molto!
Nel corso del 2022 un importante Retailer Food italiano lancerà sul mercato una soluzione di tracciabilità e rintracciabilità basata su blockchain per tutti i prodotti preparati e/o pre-incartati in punto di vendita con una componente di forte innovazione nella relazione con il consumatore.
Stay tuned…