All’aumentare della richiesta di sempre maggior trasparenza e della complessità delle catene di approvvigionamento, è importante trovare un modo efficace per tracciare i materiali e i processi, che concorrono alla realizzazione del prodotto finito, al fine di per creare fiducia con consumatori sempre più attenti all’ambiente ed al contesto sociale.
La blockchain può essere utilizzata per migliorare la trasparenza e la tracciabilità dei beni lungo l’intera catena di approvvigionamento, dalle materie prime al prodotto finito.
La blockchain si configura quindi come una svolta tecnologica ideale per un improvement nel mondo della logistica, dei trasporti e dell’intera supply chain; ma come sono andate poi le cose?
Oggi la blockchain è una tecnologia matura dal punto di vista tecnico, ma non ancora da un punto di vista sociale ed applicativo; tantissime aziende stanno sperimentando applicazioni reali, in molti casi ancora come concept o sperimentazioni, ma non mancano build definitive che sono in produzione e stanno portando i benefici attesi da questa tecnologia.
Nel contesto attuale la pandemia rallenta fortemente il settore con ritardi nelle consegne delle merci1 per via di continui stop dovuti a quarantene e lockdown locali; in questo contesto l’adozione di processi totalmente automatizzati avrebbe aiutato non poco.
Mediante Smart Contract ben sviluppati si possono eseguire in maniera veloce tante operazioni; si pensi, ad esempio, alle attese relative ai documenti per gli sblocchi doganali.
In generale, i maggiori vantaggi che derivano dall’utilizzo della tecnologia sono i seguenti:
- Trasparenza;
- Velocità;
- Tracciabilità;
- Efficienza;
- Affidabilità nei pagamenti.
Ma qual è la situazione attuale tra i player della logistica? Andiamo a vedere.
Purtroppo, solo il 5% delle aziende del settore ha sviluppato applicazioni reali in blockchain2.
Scopriamo quali possono essere gli ostacoli maggiori che ancora frenano la sua adozione. Sicuramente il non avere ancora dei protocolli e degli use case collaudati e ben definiti; come detto in precedenza, tante aziende, che hanno deciso di adottare la tecnologia basata su registri distribuiti, ne sta ancora testando l’efficacia. Ciò implica insicurezza dei costi e, nello scenario pandemico attuale, è un fattore decisamente determinante.
Altra chiave importante è sicuramente la complessità del settore, che prevede il continuo scambio di dati tra strumenti totalmente diversi tra loro, da piccolissimi sensori IoT ad enormi navi portacontainer con centinaia di dispositivi connessi in tempo reale; ciò inoltre si riflette anche sul panorama degli stakeholders coinvolti3, dalle grandi multinazionali (che comunque hanno avviato progetti pilota al loro interno che prevedono l’uso di blockchain), alle PMI di nazionalità diverse per finire ai vari enti istituzionali, come autorità portuali e doganali.
Si tratta quindi di un universo molto eterogeneo dove definire degli standard, accettati e condivisi da tutti, è enormemente complicato; si deve anche considerare l’esistenza di diverse tipologie di blockchain (public, private, hybrid) che sono contraddistinte da caratteristiche e da funzionalità diverse.
E’ molto difficile pensare di avere a breve uno standard che potrà essere applicato universalmente; probabilmente ogni realtà troverà la soluzione che più si adatta alle proprie esigenze. Non appena la blockchain readiness delle aziende sarà maggiore, avremo sicuramente un grande vantaggio nell’intera catena logistica mondiale, sia per le aziende che per i consumatori.
Mollicone Antonio
Business Developer @ OYB
Opere citate:
1 Global Liner Performance, Sea Intelligence, Novembre 2021.
2 Connected and Autonomous Supply Chain Ecosystem 2025, PWC, 2020.
3 Using Blockchain to drive supply chain innovation, Deloitte, 2017.