Il trend della qualità
Spesso sentiamo parlare di tracciabilità della filiera nel mondo Agrifood e molte sono le innovazioni tecnologiche legate a questo mercato che fa della lotta alla contraffazione e della tutela del consumatore e del Made in Italy uno dei suoi baluardi.
È un bene che le nuove tecnologie, con le loro costanti innovazioni e aggiornamenti, supportino tutte le attività volte all’incremento della qualità dei prodotti e dei processi di lavorazione. La ricerca della qualità è un trend che oggi ritroviamo anche nelle famiglie, le quali sono sempre più attente, consapevoli e informate sul cibo che portano in tavola.
Si pensi che durante la Pandemia, la percentuale di coloro interessati alla qualità e alla provenienza dei prodotti alimentari è aumentata di circa il 10%. Il livello informativo dei cittadini in materia alimentare risulta oggi maggioritario: il 20% dichiara di essere molto informato, e un ulteriore 52% si definisce abbastanza informato, con un trend di crescita di 8 punti percentuali.
L’interesse in tema di alimentazione è quindi ben radicato e la certezza delle informazioni gioca quindi un ruolo fondamentale in tutto il ciclo del prodotto, dal raccolto alla tavola. Un recente studio del Food Marketing Institute ha evidenziato che il 44% dei consumatori esige informazioni dettagliate sulle modalità di produzione del cibo acquistato, e circa il 43% desidera sapere in che modo i prodotti siano stati trattati, se organici, OGM o privi di conservanti. Tuttavia, il 75% non si fida di quanto riportato sulle etichette.
Certezza, certificazione e blockchain
Parlando di sicurezza e certificazione delle informazioni, la blockchain è ormai entrata nel mainstream dei produttori legati all’intero sistema agroalimentare. Oggi, sono innumerevoli gli esempi di utilizzo della tecnologia blockchain per la notarizzazione delle informazioni, al fine di tracciare prodotti e interi lotti. Noi di Affidaty S.p.A., già da qualche anno, abbiamo sviluppato Trust8 (link qui), un protocollo che monitora e registra ogni fase della produzione, che viene documentata in una Track Record History certificata in blockchain.
Da sempre, siamo consapevoli che certificare l’origine dei prodotti, garantendo una completa trasparenza sulle linee produttive, sia fondamentale per rendere l’esperienza d’acquisto più consapevole e sicura. E questo non deve essere un punto di arrivo, ma un punto di partenza.
Case study: il mirtillo biologico
Non basta notarizzare un’informazione in blockchain per garantire la qualità di un prodotto: la blockchain non è la panacea di tutti i mali e va usata nel modo e nel posto giusto. Cosa accadrebbe se il dato risultasse errato in partenza, ovvero al momento dell’inserimento? Cosa succederebbe se un produttore salvasse un’informazione errata nella catena dei blocchi?
Se la tracciabilità in blockchain si riduce a pura autocertificazione, questa tecnologia non fa altro che imprimere in modo indelebile in un registro pubblico un’informazione potenzialmente errata, aggiungendo un ulteriore problema a quello di partenza. Ma allora, come uscire da questo impasse? Ancora una volta, la risposta risiede nella profonda comprensione e corretta implementazione di tutti gli strumenti tecnologici che hanno permesso di gettare le basi per una nuova cooperazione tra robot e informazioni.
Il primo progetto che segue questa nuova filosofia di interconnessione uomo/macchina/generazione di informazioni è stato già implementato seguendo, attraverso la nostra tecnologia, la filiera di produzione del mirtillo toscano biologico “Borgo San Giuliano”.
Per questa collaborazione, stiamo procedendo alla notarizzazione dei dati con il classico tracciamento delle informazioni attraverso scansioni QR Code, ma parallelamente stiamo anche creando una sottostruttura tecnologia che supporti l’utilizzo e la gestione di apparecchiature autonome per la cooperazione e l’interconnessione di ogni tipo di utente facente parte del processo produttivo: uomini, sensori, macchine, robot e centri di elaborazione dati.

A fine giugno, è iniziata la Fase 1, con la prima scrittura classica delle informazioni inerenti:
- Luogo di raccolta
- Verifica di controllo dell’ente certificatore (Bioagricert)
- Contenimento erbe infestanti
- Utilizzo prodotti chimici o diserbanti
- Manutenzione del suolo
- Irrigazione
- Tipo di potatura
- Concimazione
- Raccolta

I dati raccolti vengono registrati giornalmente tramite gestionale, il quale è anche in grado di fornire un report fotografico “day-by-day” delle fasi salienti del raccolto, e il processo termina con la generazione del QR Code che viene posto sull’etichetta della confezione.
Chiunque, tramite smartphone, può visionare le informazioni del prodotto, inquadrando il codice “Tracciabilità in blockchain Powered by Trust8 (link qui)”. Attualmente, le prime confezioni di mirtillo biologico certificato sono disponibili presso i supermercati Conad di Grosseto, ma l’azienda è già in contatto con altri operatori della GDO.

In una seconda fase, procederemo ad automatizzare sempre di più i processi di raccolta delle informazioni, per far sì che il sistema inizi a generare dati in autonomia, senza ricorrere alle autocertificazioni.
Una nuova era per la tracciabilità in blockchain
Si inizia quindi a intravedere un primo brodo primordiale tecnologico di cooperazione tra macchine agricole, sensori e agricoltori, i quali ripongono la propria fiducia nello strato tecnologico della blockchain. Ecco come questa tecnologia potrà essere disruptive nel mondo agrifood, creando un ambiente certificato che permette lo scambio intelligente di dati tra tutti gli attori del processo, siano essi coltivatori, macchinari o robot.
Tutto ciò è possibile grazie ai protocolli di creazione e gestione delle identità digitali che nella nostra tecnologia identificano ciascun utente, dagli umani alle macchine intelligenti. Immaginate cosa possa voler dire un macchinario agricolo che, attraverso il proprio wallet, compie delle scelte programmate, paga la propria manutenzione e si interfaccia automaticamente con gli altri attori della filiera.
Questo è il futuro non troppo lontano che abbiamo immaginato e che stiamo progettando, ma attenzione: ciò non vuol dire sostituire l’uomo con la macchina, poiché quest’ultima rispetta delle regole precise e precedentemente programmate, quindi esegue dei compiti. L’uomo è la mente che deve guidare e sfruttare la tecnologia, secondo la propria esperienza e le proprie conoscenze. Le macchine, siano esse sempre più intelligenti e performanti, avranno sempre bisogno di un cervello per operare, e di un tasto per accendersi.


