In quello che è considerato da molti come un anno decisivo per le ambizioni dell’Unione europea nel campo digitale, con la presentazione delle proposte della Commissione sui servizi e sui mercati digitali – il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA), il quadro sull’intelligenza artificiale e sulla governance dei dati personali, si delinea sullo sfondo un tema politico di particolare interesse: il rapporto tra queste nuove norme e gli strumenti che l’innovazione finanziaria “inventa” ogni giorno.
La ricerca del “giusto rapporto” fra nuovi sviluppi tecnologici e regolamentazione è stata, ed è tuttora, anche al centro delle discussioni in corso nelle istituzioni europee sul pacchetto “finanza digitale”. Presentato dalla Commissione il 24 settembre 2020, questo pacchetto di misure ha l’intento di promuovere il potenziale del fintech in termini di innovazione e concorrenza, riducendone al contempo i rischi associati.
Secondo uno studio realizzato da EY, in Italia i finanziamenti alle startup attive nel settore sono cresciuti di oltre il 60% all’anno dal 2016 al 2019. La finanza digitale rappresenta, infatti, un fenomeno in rapida ascesa, ulteriormente accelerato dalla pandemia di Covid-19, che sta rivoluzionando il modo tradizionale di fornire servizi finanziari.
È questo il caso, per esempio, della “blockchain”, che non è altro che un database digitale, custodito su tutti i nodi della rete, anziché presso un computer centrale, le cui voci sono raggruppate in una catena di blocchi concatenati in ordine cronologico. Questi formano un registro accessibile e verificabile in maniera condivisa dagli utenti partecipanti alla rete attraverso complessi algoritmi matematici, che consentono di garantire la sicurezza dei dati. Si parla dunque di un registro “distribuito”, e non gerarchico, perché non è mantenuto da un intermediario che gestisce le transazioni, come può accadere nel caso di una banca.
Ma se capire che cos’è la blockchain e come funziona la sua tecnologia può risultare complicato, non è difficile, oggi, intravederne tutte le potenzialità in termini di innovazione del settore finanziario, come spesso raccontato dal vostro autorevole blog. Innovazione che permette di dare risposte ai diversi bisogni di imprese, cittadini e macchina pubblica: da ultimo, a inizio giugno, la Commissione ha riconosciuto un ruolo per la blockchain nella proposta di regolamento sulla creazione di un “digital wallet” interoperabile per tutti i cittadini residenti e le imprese dell’Unione, che offrirà la nuova possibilità di utilizzare i dati per tutti i tipi di servizi, fra cui, ad esempio, aprire un conto bancario.
Negli ultimi anni ritengo sia avvenuto un importante cambiamento circa le aspettative sulla blockchain. In particolare, lo sviluppo delle cripto-attività, una delle principali applicazioni della blockchain nel settore finanziario, ha attirato molta attenzione anche presso i non esperti, il che presenta una serie di sfide, in larga parte inedite, che come decisori politici non possiamo ignorare.
Infatti, alcune cripto-attività non rientrano nell’ambito di applicazione della regolamentazione finanziaria dell’UE e pertanto non sono soggette, tra le diverse misure, alle regole sulla protezione dei consumatori e investitori. Questi ultimi sono dunque esposti a rischi sostanziali.
Nell’ambito del pacchetto “finanza digitale”, sono attualmente in corso di esame presso la Commissione Affari economici (ECON) del Parlamento europeo due proposte di regolamento:
- la prima, specifica sulle cripto-attività non disciplinate dalla legislazione europea, introduce degli obblighi per prevenire gli abusi di mercato e tutelare gli interessi degli investitori, in particolare per le cosiddette stablecoin (proposta di regolamento MiCA);
- la seconda, sulla tecnologia DLT (distributed ledger technology), ossia sistemi che si basano su un registro distribuito, come abbiamo visto essere la blockchain, introduce un primo quadro regolatorio di sperimentazione − stabilendo uniformi requisiti operativi, una procedura di autorizzazione e un sistema di vigilanza − volto a consentire alle infrastrutture di mercato che utilizzano queste tecnologie di operare in deroga alla disciplina vigente attraverso una temporanea esenzione da alcuni requisiti specifici attualmente previsti. Tale normativa, infatti, non tenendo conto della DLT, rischia di porre ostacoli al pieno sviluppo di soluzioni innovative basate sulla DLT (proposta di regolamento relativo ad un regime pilota DLT).
Sulla base della posizione raggiunta dal Parlamento saranno successivamente avviati i negoziati con il Consiglio, allo scopo di concludere un accordo interistituzionale sulle due proposte della Commissione.
Una regolamentazione efficace e coerente, insieme ad investimenti adeguati per evitare che l’Europa rimanga indietro rispetto a Cina e USA, sono la chiave per creare le migliori condizioni che consentano all’Europa di posizionarsi come centro innovativo e sostenibile per le imprese del fintech. Tutto questo senza rinunciare a contrastare efficacemente gli abusi e i comportamenti fraudolenti, mantenendo così la fiducia dei consumatori nella finanza, tanto in quella nuova quanto in quella tradizionale.
Uno studio recente del servizio di ricerca del Parlamento europeo stima che una normativa efficace in materia porterebbe ad un aumento di valore aggiunto potenziale nel settore finanziario dai 27 ai 55 miliardi di euro.
La dirompente trasformazione, originata dalla finanza digitale, dunque, può portare con sé nuove opportunità per le imprese e benefici per gli investitori, ma anche possibili incognite. Il dibattito parlamentare sarà senz’altro molto intenso e partecipato: da parte mia continuerò a promuovere l’idea di un accordo ambizioso, che favorisca l’innovazione e la renda più accessibile a tutti, ma che al contempo consenta ai nostri consumatori e risparmiatori di operare in sicurezza nel mondo online.