
Premessa
Il delicato contesto attuale dovuto al COVID-19 sembra aver risvegliato, attraverso le lenti della necessitá, la capacitá di guardare oltre le consuetudini, aiutandoci a rompere una certa percezione selettiva. In questo senso iniziano a essere visibili ai piú le opportunitá e, a monte, l’inevitabile affermazione di paradigmi tecnologici che forse prima venivano valutati come quasi esclusivamente di ambito pionieristico. E allora, come il vaso di Pandora che pare rappresentare, la pandemia potrebbe serbare nel suo fondo un aspetto positivo: aiutarci a capire che avevamo già a disposizione tecnologie dirompenti che ancora non usavamo a dovere, tra le cui protagoniste si trova la Blockchain grazie anche alle potenzialmente illimitate ramificazioni dei suoi ambiti di applicazione.
Per lasciar riposare il noto aforisma per il quale la crisi è sinonimo di opportunitá – giustamente invocato piú volte in questo periodo – possiamo per una volta rifarci a Confucio: “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente”
La quarantena preventiva in Argentina ed i suoi due piatti della bilancia: salute ed economia
La crisi che attraversa il globo intero in questo momento ha una epicentro sanitario, ma ha chiaramente anche un secondo livello, pressante ormai quasi quanto il primo: quello economico. In Argentina, le autoritá nazionali hanno preso decisioni in base a quanto giá in atto in altri Paesi, situati a monte nella linea di tempo del COVID-19: la quarantena obbligatoria è stata adottata a livello di prevenzione e il dibattito interno ha quindi dovuto e potuto fin da subito inglobare i due livelli.
È importante comprendere che pensare come dualismo la relazione tra salute ed economia sia in realtá improprio, nel senso che queste due aree di politica pubblica non sono antagonistiche, ma anzi inscindibili (salvo forse in peculiari prospettive di brevissimo periodo): una politica economica sbagliata finisce per avere effetti anche su quella riguardo la salute pubblica e viceversa e quindi, cosí come è evidente che l’intersezione tra queste due problematiche possa innescare un pericoloso circolo vizioso, si puó pensare specularmente che adoperarsi per soluzioni efficienti in uno dei due aspetti possa chiaramente coadiuvare l’altro.
Concentrando il focus sull’economia si vede come,ad oggi, la ratio medica, ha imposto la paralisi quasi totale delle persone con conseguenze per il tessuto economico molto gravi. In un momentum come quello attuale é evidente che uno degli snodi principali sia quello che riguarda la circolazione di beni e servizi (e della forza lavoro necessaria a produrli) e del denaro. Prendiamo in prestito l’allegoria del fisiocratico François Quesnay (non a caso, medico ed economista) che ne confrontava la crucialitá per la salute del “corpo economico” a quella del sangue per la salute del corpo umano.
E non solo: diventa necessario, in prospettiva, considerare come questa circolazione (beni, persone e denaro) dovrà evolvere, in un contesto che inevitabilmente spinge verso la smaterializzazione e la digitalizzazione; senza contare che anche il distanziamento sociale, sebbene meno stringente di quello attuale, probabilmente sará mantenuto in vari aspetti della vita economica e comunitaria.
La salute dell’economia: il difficile cammino delle politiche anti-cicliche
I minori ingressi impositivi che la quarantena sta generando (con la conseguente pressione sugli equilibri fiscali), in un contesto giá presente di elevato deficit fiscale, rendono molto articolata la messa in atto di politiche anti-cicliche volte a immettere nuova liquiditá e presentano ancora più complessità in un paese in cui si stima che l’occupazione informale raggiunga picchi anche superiori al 40%. I limiti alle possibili politiche fiscali vengono affiancati da dubbi sui rischi che la necessaria politica monetaria espansiva di sostegno implica in questo contesto (il prestito record ricevuto dall’FMI nel 2018; la storica relazione positiva tra l’aumento dell’emissione monetaria in situazione di deficit fiscale e di svalutazione della moneta nazionale, con effetti inflazionari a cascata).
In pratica: a livello di politica fiscale il lockdown imporrebbe un intervento in senso espansivo per evitare il blocco (in primis) e per permettere la riattivazione (in secundis) dell’economia; al contempo, con un elevato deficit fiscale giá in essere, la via monetaria che deve accompagnare questa politica per generare la necessaria liquiditá è però resa impervia dalle considerazioni (e restrizioni) di cui sopra. L’incertezza del presente spinge a cercare similitudini con il passato, per ricordare le soluzioni che hanno saputo essere efficaci; allo stesso tempo obbliga a guardare al futuro, per poterle declinare nei nuovi paradigmi tecnologici che sia la crisi sia l’evoluzione in sé impongono e che le caratteristiche peculiari dell’emergenza catalizzano. In questi termini, quali soluzioni potrebbe fornirci uno strumento come la blockchain?
Focus: il lato dell’offerta: senza circolazione si mette in rischio anche lo stock
Lo scenario imposto dal blocco della circolazione, se non affrontato per tempo, porta seco anche la problematica legata al lato dell’offerta: se per la domanda è quasi naturale pensare che una diminuzione dei flussi comporti una sua caduta, è meno intuitivo (perché meno legato alle nostre esperienze) considerare anche il lato dell’offerta. In un mercado paralizzato, in cui le risorse non circolano – o circolano a livello minimo – e anche la forza lavoro si trova nella stessa situazione, si puó giungere alla situazione per cui anche di fronte alla presenza di denaro (domanda reale) sia poi l’offerta a scarseggiare, con conseguenze potenzialmente estremamente negative sui prezzi (pressione per eccesso di domanda) da prima, fino all’estremo di problemi di approvvigionamento. Tornando all’allegoria di Quesnay: in uno scenario del genere è fondamentale riattivare la circolazione, per evitare la cancrena.
L’esperienza del passato e la sua possibile articolazione tecnologica nell’attualità: la blockchain al servizio della liquidità.

Il dilemma di politica economica attuale, di cui abbiamo riassunto le caratteristiche, presenta similitudini con un altro momento della storia recente dell’Argentina, un momento nel quale i limiti di manovra per il governo centrale erano anche più stringenti. Il crack finanziario del 2001: economia paralizzata, drammatico crollo degli ingressi fiscali e impossibilità totale di emissione monetaria (conseguenza della Ley de convertibilidad nell’ambito del regime di cambio fisso tra la moneta nazionale argentina e il dollaro statunitense).
Come riattivare il flusso di beni e servizi attraverso politiche pubbliche, con entrate insufficienti a coprire anche gli obblighi giá contratti (esempio: gli stipendi dei dipendenti pubblici) senza possibilitá di immettere liquiditá con l’emissione monetaria? La risposta furono le cuasimonedas.
Cuasimonedas é il nome informale che venne dato alle obbligazioni emesse in Argentina (dal governo nazionale e da 15 delle 23 provincie). Si trattava di buoni al portatore che circolavano nello stesso modo in cui circolava la moneta di corso legale (essendo stati appositamente stampati in dimensioni uguali). I buoni provinciali, quindi, vennero utilizzati come un metodo alternativo di finanziamento all’interno della crisi economica che affliggeva il Paese. In questo modo, il governo nazionale e quelli provinciali erano in grado di assolvere i propri obblighi e al contempo potevano sostenere il consumo. Una volta che l’economia si trovò sulla via del recupero, le cuasimonedas vennero riassorbite interamente dalle autoritá emittenti.

Il contributo di Daniel Oscar Ramundo, attualmente parlamentare del Mercosur (nonché segretario politico del Movimento Associativo degli Italiani all’estero), all’epoca consulente del Presidente della Banca della Provincia di Buenos Aires (ente autarchico di diritto pubblico)e direttore generale di BaProMedio de Pagos (agenzia di riscossione crediti e imposte creata dalla Banca) ci aiuta a capire meglio questa esperienza, mettendo l’accento sulla cuasimoneda emessa dalla Provincia di Buenos Aires (il distretto dove risiede il 39% circa della popolazione argentina), il Patacon.
Di fronte all’impossibilità di emettere per via della Ley de COnvertibilidad, e per risolvere la mancanza di liquidità, 15 province e anche il governo centrale, emisero obbligazioni, chiamate poi informalmente cuasimonedas. Nel caso di Buenos Aires, attraverso la Banca della Provincia, venne emesso il Patacon.
In generale, le cuasimonedas prevedevano un valore di riferimento iniziale di 1:1 con il Peso Argentino che in seguito variava automaticamente in base al funzionamento del mercato interno. Quasi tutte le cuasimonedas andarono via via deprezzandosi; così non fu invece per il Patacon, perché riuscimmo a negoziare a priori alcuni aspetti chiave.
In primo luogo vennero generati conti correnti a specchio che potevano operare nel breve periodo sia in pesos che in patacones. Poi, quando grazie a questo sistema il 75% degli stipendi dei dipendenti pubblici iniziarono ad essere pagati direttamente in Patacones, il passo seguente fu concordare con le compagnie delle carte di credito, il fisco provinciale e quello centrale che il Patacon venisse accettato come strumento di pagamento, con valore di 1:1 rispetto al Peso Argentino.
Lo stesso accordo, in secondo luogo, venne stabilito con le diverse associazioni di settore, le Camere di Commercio e cosí via. In questo modo fu possibile assicurare, non solo a livello impositivo e di clearing ma anche a livello commerciale, che il suo valore rimanesse fisso. Il Patacon quindi non si svalutó, arrivando addirittura in alcuni brevi frangenti ad apprezzarsi rispetto al Peso. La Banca della Provincia realizzó due emissioni, agendo come organismo chiave per il grande lavoro di distribuzione e, successivamente, di riassorbimento, oltre che ovviamente come garante.
Che vantaggio potrebbe offrire la blockchain come tecnologia di base per le Cuasimonedas?
Quali opportunità potrebbe offrire una tecnologia come la Blockchain se la valutassimo, in chiave presente, come base per un’iniziativa simile? Come potrebbe non solo permettere di ripetere un’esperienza come quella delle Cuasimonedas ma anche di ampliarne gli effetti? Pensiamo a quali vantaggi si presenterebbero per l’istituzione emittente e per gli utilizzatori sotto forma di cryptocurrency:
- Disponibilitá Immediata: l’emissione non dipende da nessun passaggio fisico. Il tempo di stampa e distribuzione é virtualmente nullo. Fin da subito i coin della cryptocurrency emessi sono disponibili e possono viaggiare tra i diversi wallet, negli scambi che verranno portati a termine, senza problematiche e costi legati ai tempi né alla logistica.
- Riscossione immediata tasse: Come detto, uno dei problemi centrali è la diminuzione degli ingressi fiscali per la minore attivitá economica. In questo senso, l’implementazione di una cuasimoneda basata su blockchain potrebbe permettere anche l’uso di smart contract pensati per trasferire le imposte al governo immediatamente dopo ogni transazione avvenuta attraverso la cryptocurrency (in questo caso, nel rispetto delle iniziative eventuali di de-tassazione di alcune attivitá che potrebbero essere pensate ai fini di una politica fiscale espansiva con finalitá anti-ciclica). Ancora una volta si avrebbero i vantaggi del monitor istantaneo in un momenti in cui la presa di decisione é chiave.
- Inclusione finanziaria: come abbiamo indicato in precedenza, la percentuale dell’economia sommersa (e spesso di sussistenza) nell’economia argentina rappresenta un numero rilevante. Un valore che fa sì che questa problematica abbia almeno altrettanto peso nel suo risvolto sociale che in quello fiscale/legale. In pratica: i soggetti esclusi dal circuito formale spesso lo sono loro malgrado e il sistema informale rappresenta per loro il canale di sussistenza a livello economico. L’uso di una cryptocurrency permetterebbe di includere tutti questi soggetti in una sorta di processo di inclusione finanziaria attraverso l’uso di una semplice app su smartphone (device a cui oggi l’accesso é pressoché totale, anche in fasce di popolazione al di sotto della soglia di povertá). Si produrrebbe inoltre in forma automatica e ricettiva (da parte dello Stato) anche un loro “censimento economico”.
- Smaterializzazione del denaro in tempi di distanziamento sociale obbligatorio: l’utilizzo della cuasimoneda sottoforma di cryptocurrency verrebbe incontro alle politiche di distanziamento sociale, in ogni settore socio-economico.
- Tracciabilità in tempo reale: in ogni momento l’istituzione emittente puó seguire l’evoluzione della circolazione monetaria, nel rispetto della privacy individuale garantita dalla tecnologia blockchain. Numero di transazioni, velocitá del circolante: una serie di dati che generalmente devono essere raccolti ed elaborati e danno quindi la possibilitá a valutazioni ex post potrebbero avvenire in tempo reale. In un momento in cui controllare il polso del paziente (il corpo economico della societá) é fondamentale, la Blockchain potrebbe permettere di farlo senza delay e in forma automatica.
- Eliminazione di problemi di importazione: in paesi in via di sviluppo anche i materiali necessari per la stampa (inchiostro, carta moneta) possono andare incontro ai vincoli esterni e alle restrizioni che derivano da una bilancia dei pagamenti giá messa in crisi dal contesto economico.
- Scadenza e riassorbimento: la cryptocurrency potrebbe essere emessa con una data di scadenza precisa, a partire dalla quale cesserebbe di essere valida (e in cui avverrebbe la riconversione in moneta fiat secondo quanto stabilito a priori). Si eluderebbero inoltre le criticità e i costi legati al ritiro del supporto fisico come dovrebbe invece necessariamente avvenire per le banconote (file agli sportelli, stoccaggio prima ed eliminazione poi del fisico; momenti di “grigio” tra la scadenza e l’effettiva attuazione della stessa). Si pensi, anche solo logisticamente, quali vantaggi questo possa rappresentare ovunque, e in particolare in un territorio vasto come quello argentino.
- Impossibilità di falsificazione: sappiamo che sarebbe impossibile falsificare la cryptocurrency; è bene invece ricordare che il supporto fisico può presentare questo criticità da risolvere (trade off: quanto investire tecnologicamente nello stampare banconote che avranno una vita limitata?)
- Possibilitá ci acquisire valore anche attrverso altri mercati: se il circuito delle cuasimonedas è stato chiaramente ed esclusivamente nazionale ed il loro valore legato alla fiducia nell’istituto emittente, nel caso di una criptocurrency si potrebbe peró anche immaginare una seconda vita della stessa ,relativo al settore degli investitori del mondo crypto. Non solo, oltre a questa possibilitá che potremmo anche definire speculativa, si potrebbe pensare anche quanto esula dalla funzione di token monetario, aggiungendo le potenzialitá tecnologiche intrinseche della blockchain (i diversi aspetti applicativi; la potenza di calcolo; gli smart contract).
Conclusioni
Ora tornando alla domanda di partenza: l‘uso della tecnologia Blockchain potrebbe potenziare una soluzione simile a quella dell’esperienza delle cuasimondeas? Pare evidente che la risposta sia positiva.
Nell’analisi di Daniel Oscar Ramundo:
Gli elementi di una tecnologia come la blockchain applicate per l’emissione di cuasimonedas – o comunque in iniziative anche solo parzialmente affini – sarebbero molto importanti; penso in particolare agli effetti per economie come quella argentina – cosí come per tutte quelle che presentano un alto grado di informalitá. Oltre al punto di vista fiscale – valido peraltro anche Paesi sviluppati – ci sarebbe anche un secondo obiettivo che la cryptocurrency raggiungerebbe in contemporanea, ovvero permettere il disegno e la messa in atto di programmi di inclusione. Si aumenterebbe il livello di economia formale, grazie alla tecnologia incorporata come cryptocurrency e, allo stesso tempo, sarebbe possibile portare avanti politiche sociali e occupazionali di alto impatto.
E non solo: oltre a risolvere l’urgente ci troveremmo – allo stesso tempo – ad aver dato il primo passo nell’uso di uno strumento la cui applicazione sarebbe poi altrettanto importante anche una volta superata la crisi. Un primo passo che sarebbe un vero e proprio “giant leap”.