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Blockchain: un gioco da oltre 100 miliardi di euro.

Giovanni CapacciolibyGiovanni Capaccioli
Maggio 7, 2020
in Economia
Reading Time: 14 mins read
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Index

  • Intro: il nuovo Klondike.
  • Il valore
  • Blockchain nel mainstream comune: numeri impressionanti.
  • Tra tecnologia disruptive e marketing.
  • Qualche big player.
  • Conclusioni.

Intro: il nuovo Klondike.

Dopo anni dalla comparsa della tecnologia blockchain e di test-sviluppo dei relativi sistemi sia da parte di aziende private che della comunità dei programmatori non legati ad aziende, questa novità tecnologica è entrata a piene mani nel mainstream del giorno d’oggi. Si parla di situazioni in stile “trash-talking” sportivo-competitivo applicate al mondo tech, ma anche di reali casi d’uso applicati a situazioni tangibili. Si va dal classico dibattito tecnico-filosofico, allo sviluppo in ambito pratico.

In sintesi: quella che si è sviluppata è una galassia tecnologica nuova dai tempi dell’invenzione di internet, inondata da aziende e professionisti, che la cavalcano come i vecchi cercatori d’oro facevano nel Klondike del nord America.

L’insieme delle tecnologie blockchain di programmazione che reggono il sistema si amalgama finemente per produrre “Reti” che possiedono funzionalità di vario tipo, grazie alle quali è possibile costruire, sviluppare e gestire database di tipo distribuito che producono caratteristiche fondamentali quali:

·   Immutabilità del registro.

·   Trasparenza e tracciabilità delle transazioni.

·   Sicurezza basata su tecniche crittografiche.

·   Gamification di livello avanzato.

“E’ geniale”, “è una rivoluzione concettuale del sistema”, sono solo alcuni dei pensieri di chi, curioso come o più di me, si è affacciato da tempo a tale ecosistema: con i suoi pro ed i suoi contro, la tecnologia blockchain propone al mondo una concezione decentralizzata e distribuita di tutto (o quasi) ciò che era esclusivamente centralizzato.

Negli anni, inoltre, sono nate e si sono sviluppate tecnologie blockchain simili ma allo stesso tempo diverse dall’originale bitcoin: Ethereum, Litecoin, Dash, Ripple e così via. Blockchain che hanno apportato novità.

Il valore

Ma dopo tutto questo tempo che valore hanno nella società di oggi? Se ne hanno qualcuno. Hanno soltanto un valore economico oppure ne hanno anche uno tangibile?

Un modo iniziale e veloce anche se semplicistico e non completo per comprendere il valore oltre che la portata del mondo cryptovalutario, è leggere il numero di Market Cap delle criptovalute: quest’ultimo, infatti, è visto come un modo per poter valutare dimensioni e valore di un’azienda, in questo caso di una criptomoneta.

Bitcoin è la tecnologia blockchain più conosciuta, ha un Market Cap che supera attualmente i 140 Miliardi di Euro. Ciascuna delle Top 15 in classifica, da Ethereum in giù, supera inoltre il miliardo.

Se qualcuno ancora avesse qualche dubbio, questi primi dati indicano che questo si è trasformato da gioco a mercato, da marketing a strumento in uso. Per avere uno sguardo completo, abbiamo a disposizione questo link dove poter vedere il market cap aggiornato di tutte le criptovalute.

Tutto ciò non tralasciando i fenomeni delle ICO (Initial Coin Offering) STO (Security Token Offering), IEO (Initial Exchange Offering), i metodi usati per la capitalizzazione dei progetti di tecnologia blockchain. Non è mia intenzione approfondire in questo articolo tali fenomeni, ma sono molto interessanti studi di settore effettuati da professionisti come PwC Switzerland . 

Quest’ultimi, nei loro report, hanno evidenziato dati tangibili sui fenomeni citati:

  • 2013: raccolti 0.8 milioni di Dollari in 2 token offerings.
  • 2014: raccolti 30.5 milioni di Dollari in 8 token offerings.
  • 2015: raccolti 9.9 milioni di Dollari in 10 token offerings.
  • 2016: raccolti 252 milioni di Dollari in 49 token offerings.
  • 2017: raccolti 7 miliardi di Dollari in 552 token offerings.
  • 2018: raccolti 19 miliardi di Dollari in 1.132 token offerings.
  • 2019: raccolti 3 miliardi di Dollari in 250 token offerings.

Potremmo citare le ICO di Telegram (2018) da quasi 2 Miliardi di Dollari e quella di EOS (2018) da circa 4 Miliardi di Dollari, che da sole hanno coperto la metà della raccolta del 2018, rendendolo l’anno delle ICO. 

I numeri evidenziano come l’uso di ICO (e simili) sia in un calo fisiologico, dopo la precedente evoluzione esplosiva. Ma si parla comunque di cifre che superano il Miliardo di Dollari, in un ambiente che vede sempre più coinvolti i big players. PwC Switzerland ha reso il report liberamente consultabile al link qui.

Ciò che ho descritto fin qui è solamente storia, condita da un pizzico di “personale”.

La blockchain, oggi, si è evoluta? E’ stata adottata o testata da aziende disposte a rischiare in essa? E’ solamente un “rischio” oppure si tratta di un approccio a tale tecnologia basato su numeri?

Blockchain nel mainstream comune: numeri impressionanti.

La rivoluzione della blockchain è partita in sordina e lentamente dal basso, con Bitcoin. Oggi è sufficiente fare qualche ricerca sul web per capire quanto si sia allargata a macchia d’olio.

E’ interessante sottolineare quanto e come nel mondo sia sviluppata la produzione o il test di sistemi che sfruttino i concetti blockchain, anche se tecnicamente si potrebbe discutere sull’accostamento del termine blockchain alla rispettiva tecnologia usata.

Cosa vuol dire? Semplicemente che esistono sistemi che realmente sono blockchain pure in termini tecnici, sistemi che della blockchain hanno soltanto una parte, sistemi che si vendono come blockchain ma che in realtà sono altro, o sistemi che hanno preso i concetti blockchain ed hanno deciso di testare nuovi modi per raggiungere gli stessi obiettivi in relazione all’ecosistema sul quale si applicano.

Il focus di questo articolo è evidenziare i numeri che sono stati prodotti da quando la parola blockchain è entrata nel mainstream:

·   Nel suo documento, Deloitte, afferma che circa l’80% delle organizzazioni globali considera la blockchain una priorità strategica. Fonte

·   Ricordiamo che IBM nel 2017-18 prevedeva che il mercato globale del mondo blockchain avrebbe raggiunto i 60 miliardi di dollari nel 2024. Fonte

·   Solo nel 2019 sono stati spesi circa 3 miliardi di dollari in tecnologie blockchain (dati Statista.com).

·   Tra il 2017 ed il 2018 si sono triplicate le richieste di personale esperto in blockchain su Linkedin. Il numero è in continuo aumento. Fonte

·   Sono circa 5.000 le startup in blockchain e più di 1.000 i relativi angel investors, consultando solamente il sito al link qui.

·   CoinTelegraph ha ripreso a questo link un report di CB Insight (nota azienda di ricerche U.S.A.) nel quale è evidenziato che Cina ed U.S.A. stanno competendo su molti ambiti blockchain: mentre gli U.S.A. possiedono il più alto numero di aziende che investono in blockchain, la Cina possiede il più alto numero di brevetti nella suddetta tecnologia. Mentre nel 2015 gli investimenti in blockchain erano il 51% negli U.S.A ed il 2% in Cina, nell’ultimo anno la questione è cambiata: 22% Cina, 31% U.S.A (dato aggiornato all’ultima parte del 2019).

·   Xi Jinping, Presidente della Cina, ha pubblicamente espresso la propria approvazione nei confronti della blockchain, come riportato anche in questo articolo della CNBC.

·   In questo report pubblicato dalla rivista online di news tech “TheNextWeb” viene stilata una classifica riguardo al numero dei brevetti pubblicati: la Cina guida con 790, seguono gli U.S.A. con 762. E’ interessante il distacco che i due hanno dato al terzo: la Sud Korea con 161. Tutti questi numeri sono in aumento.

Molto interessante anche il documento “Deutsche Bank Research / The Future of Payments”, nel quale la stessa Deutsche Bank mette a confronto la curva di adozione di Internet con quella riguardante la blockchain.

In questo grafico si può notare una similitudine tra la curva di adozione di internet e la medesima relativa alla blockchain.

Il documento intero è leggibile e scaricabile liberamente dal link messo a disposizione dalla stessa Deutsche Bank al link qui.

Tra tecnologia disruptive e marketing.

Quindi, verrebbe da chiedersi, “perché così tanto interesse attorno a questa tecnologia?”.

Eventi globali come la crisi economica del 2009 scaturitasi da quella U.S.A. del 2008, hanno indubbiamente allargato la sfera di pensiero nella ricerca di soluzioni volte all’evitare eventi analoghi, se non peggiori.

La storia della blockchain ha origine proprio con la ricerca di decentralizzare e/o distribuire qualcosa che fino ad allora è stato strettamente centralizzato. Tutte le teorie sulla gamification, la distribuzione, la questione della fiducia, la privacy (o “pseudo-privacy”), la sicurezza eccetera, si sono fuse nel movimento che prima ha generato Bitcoin, poi è concettualmente esploso con la creazione di “fratelli, cugini, parenti.. (a vostra scelta)”.

Questi, a loro volta, hanno costretto il globo a studiare seriamente la tecnologia in questione, per valutarne applicazioni tangibili nel mondo reale, in rispetto delle regole preesistenti. “Disruptive si, ma..”

Ma c’è anche, chiaramente, molto marketing, in sintesi: la parola blockchain oltre che funzionale, si vende bene, soprattutto quando ad usarla sono i big players. Non tutti riescono nell’intento di apportare soluzioni tecnicamente creative, risolvendo problemi tangibili o amplificando risvolti positivi nell’applicazione di tecnologie blockchain al mondo reale.

Qualche big player.

Ecco, quindi, che qualche big player ha deciso di investire nella tecnologia blockchain (o “blockchain“).

·  Amazon

Blockchain: Hyperledger Fabric

Come tutti sappiamo è il colosso per eccellenza su base e-commerce, ma non solo: il business principale di Amazon è “Amazon AWS” che sta per “Amazon Web Services” con il quale vende globalmente servizi basati sul cloud computing. Con 1.4 Miliardi di Dollari di redditività, è proprio questo l’attuale elemento trainante di Amazon (come ben spiegato in questo link)

Un esempio di uso della blockchain di Amazon viene dall’Australia, dove Nestlé ha lanciato la propria supply chain scannerizzabile tramite QR code dall’utente per tracciare la produzione del caffè “Chain of origin”.

·  Baidu

Blockchain: Hyperledger Fabric

Ricordo che Baidu è il concorrente di Google che attualmente sta producendo maggiori numeri e maggiori investimenti nelle nuove tecnologie per tentare di accorciare un gap nei confronti di Google che sembra imprendibile. Ma conosciamo la storia di Facebook nei confronti dei suoi concorrenti. Ad Ottobre 2019 è stata stilata una classifica dei siti web più visitati al mondo:

Google.com: 79 Miliardi di visite.

YouTube.com: 28 Miliardi di visite.

Facebook.com: 24 Miliardi di visite.

Baidu: 6 Miliardi di visite.

Fonte al link qui.

Baidu sta investendo in blockchain, creando giochi in stile “Cryptokitties”, prestiti studenteschi (elargibili post verifica del grado di educazione scolastica), l’uso dell’intelligenza artificiale per la protezione del copyright.

·  BMW

Blockchain: Hyperledger Fabric, Ethereum, Quorum, Corda and Tezos

Qui si parla dell’eccellenza applicata alla storia dell’automobile. Il marchio in questione è celebre non solo per la qualità del proprio prodotto, ma anche della quantità di investimenti che inietta nel mercato aumotive in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie.

E’ notizia recente di un nuovo piano di investimenti dal valore di 30 Miliardi in nuove tecnologie (fino al 2025). Fonte .

Bmw ha l’obiettivo di tracciare componenti e materie prime tramite l’uso di una supply chain ad hoc, dal nome PartChain. Nel ben fatto articolo che al link, BMW stessa spiega come cerchi di utilizzare tecnologie cloud e blockchain.

·  Citigroup

Blockchain: Axcore, Symbiont Assembly, Quorum

70 Miliardi di Dollari è il fatturato 2018, 18 Miliardi di Dollari è l’utile netto 2018, 204.000 è il numero dei dipendenti nello stesso anno.

Parliamo della più estesa multinazionale nel settore bancario, nata nel 1812 e sviluppatasi enormemente dopo la fusione del 1998. Questi numeri sono sufficienti a comprendere la portata di tale colosso nel mondo, non starò qui ad elencare altri numeri facilmente reperibili anche solamente consultando wikipedia, il mio obiettivo qui è diverso.

America, Messico, Russia, India, UAE sono solo alcune delle Nazioni nelle quali il colosso ha affondato le proprie radici.

Ciò che a mio avviso dovrebbe incuriosire è come una tale azienda abbia deciso di puntare alla blockchain. E’ notizia di questo anno 2020, che Citigroup ha condotto assieme a Goldman Sachs una transazione “Equity Swap” sulla propria piattaforma “Ethereum based”.

Forbes racconta l’evento al link.

E’ palese che si tratti di un tentativo di applicare una nuova tecnologia al fine di risolvere un problema costante nel settore: con miliardi di dollari in gioco in “Equity Swaps”, può accadere (spesso) che tra una banca ed un’altra non tornino in modo preciso tutti i numeri. Tale evento costringe gli istituti bancari ad impiegare ore lavorative, se non “giorni” , per far tornare tali numeri. Tutto questo tempo produce milioni di dollari di possibili perdite.

Ho qui appena grattato la superficie del mercato in cui Citigroup ha deciso di testare la blockchain.

·  De Beers

Blockchain: Ethereum

Nonostante la crisi che ha colpito il mercato dei diamanti, il big del settore in questione ha deciso di investire in blockchain, seguito dal secondo player del mercato: il russo Alrosa. Fonte.

Tracciabilità, autenticità e provenienza dei diamanti sono le parole chiave che spingono lo sviluppo di Tracr, blockchain basata su piattaforma Ethereum. Sono decine i partecipanti alla piattaforma, che fonti stimano generi decine di migliaia di registrazione di pietre al mese.

·  Google

Blockchain: Chainlink, Ethereum.

Il colosso di Mountain View (California) ha annunciato qui di aver costruito una sorta di ponte tra i propri sistemi “BigQuery” data analisi e il mondo blockchain, in particolare le Dapp Ethereum.

Nel link prima citato, Google afferma di aver reso possibile un sistema ibrido tra cloud e blockchain nel quale le dapp Ethereum possono comunicare con il BigQuery di Google tramite i nodi Chainlink.

Maggiori informazioni descritte al link qui.

Conclusioni.

Quelli fin qui citati sono soltanto alcuni degli esempi tra le compagnie “Top 50” stilate da Forbes, senza entrare nel dettaglio. L’applicazione di questo tipo di tecnologia sembra oramai inevitabile. Nazioni intere stanno investendo tanto nella conoscenza, quanto nella costruzione di blockchain, ma anche nell’indicare direttive al fine di formare un ecosistema vicendevolmente compliant tra tecnologia e legislatura. La Cina insegna.

L’obiettivo massimo, la grande sfida, infatti, è proprio quello di rendere fruibile tangibilmente la tecnologia blockchain a chiunque: non solo alle Nazioni o alle grandi aziende che hanno capitali ingenti e software gestionali di alto livello, ma anche e soprattutto al comune cittadino che necessita di strumenti con un elevatissimo grado di user experience, velocità di comprensione ed uso, oltre che facilità di integrazione all’interno di app dei dispositivi oggi più usati: smartphones, tablet, strumenti per la connessione mobile.

Tutto ciò al fine di poter usare in modo sicuro, veloce e “smart” la blockchain ovunque nel mondo reale, non solo quello digitale.

Tags: aziendeBitcoinBlockchaincloudTracciabilitàTransazioni
Giovanni Capaccioli

Giovanni Capaccioli

R&D, Business Intelligence Manager & Blog Director presso Affidaty S.p.A.

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