Mentre i media invocano la morte degli NFT, i grandi Musei puntano sulla loro adozione. Si tratta di una mossa controcorrente oppure siamo di fronte all’istituzionalizzazione di una nuova forma espressiva di arte?
Introduzione
Negli ultimi mesi, il settore dei Non-Fungible Tokens ha visto un calo in termini di vendite e di prezzi, sulla scia degli scandali Ftx, Luna, Celsius e delle ingenti perdite di Bitcoin ed Ethereum, dopo il picco di novembre 2021.
Il volume degli scambi sul marketplace Opensea è crollato del 90% tra il 2021 e il 2022, portando il valore di mercato da circa 3 miliardi di dollari a soli 350 milioni di dollari nel giro di un anno. Nello specifico, concentrandosi solo sulle vendite degli NFT legati all’arte, dopo un’incredibile crescita sia in termini di valore che di volume (passando dai 605.000 dollari nel 2019 ai 2,9 miliardi di dollari nel 2021), si è registrata una notevole riduzione nel 2022 con vendite che hanno raggiunto poco meno di 1,5 miliardi di dollari. Stando all’Art Market Report 2023 di Art Basel e UBS, il valore sarebbe calato del 49% anno dopo anno, non riportando, però, alcuna incidenza sulle vendite, che avrebbero invece superato di oltre 70 volte quelle del 2020.
Con il raffreddamento del mercato NFT, si è dissolto rapidamente l’hype che ha caratterizzato l’intero 2021. E così, alla frenesia mediatica dei primi tempi si è sostituita dapprima la paura del fallimento, poi l’avventato catastrofismo.
E se fino al 2021, quando è stata battuta all’asta dal Christie’s l’opera firmata Beeple “Everydays: the first 5000 days” per 69,3 milioni di dollari, gli NFT erano stati innalzati a “protagonisti del prossimo capitolo della storia dell’arte”, diversamente si è detto nell’ultimo anno e mezzo: “gli NFT sono morti, sono inutili, sono solo trading”.
In pochi anni gli osannati Non-Fungible Tokens, testimonianza di una grande rivoluzione tecnologica basata sulla blockchain, sono finiti nel mirino di numerose polemiche, ora legate all’ecosostenibilità, ora a controversie legali e finanziarie, spegnendo rapidamente gli entusiasmi degli investitori.
Tra chi parla di collasso del mondo NFT e chi si ostina a mostrare dati che strizzano l’occhio al settore oltre la realtà dei fatti, la verità è nel mezzo. Oggi, l’intero Web3 è al centro di riconsiderazioni sociali e stringenti regolamentazioni giuridiche. Il sentimento generale è che il mercato NFT stia attraversando una nuova fase di consolidamento, che vada al di là delle speculazioni forsennate (penalizzate da un generale aumento dei tassi di interesse). Secondo la prestigiosa rivista statunitense Forbes, l’euforia iniziale è giunta al termine e nel mercato NFT si stanno cominciando a verificare investimenti più mirati e consapevoli. Il focus si sta spostando sui reali benefici degli assets, spianando la strada ad una futura crypto adoption su scala globale. Gli NFT sono tutt’altro che morti, anzi sono sempre più mainstream.
È noto però, che l’adozione di massa delle nuove tecnologie richieda tempo, per comprenderne la reale utilità ed i vantaggi ad esse connessi. E se ai professionisti del settore sono chiari i vantaggi degli Non-Fungible Tokens, verrebbe da chiedersi quanto lo siano per le persone estranee alle criptovalute. A mio avviso, urge la costruzione di un’educazione alle crypto ed al Web3, ma soprattutto la naturale integrazione degli NFT negli eventi della vita reale. In poche parole, avvicinare le persone alla trasformazione digitale.
Gli NFT entrano nelle collezioni permanenti dei musei
Primi segnali di integrazione stanno emergendo nel settore delle istituzioni museali. Cinque grandi musei hanno scelto di accogliere nelle proprie collezioni d’arte opere NFT donate da collezionisti o acquisite.
1. Il LACMA – Los Angeles County Museum of Art – lo scorso febbraio ha ricevuto la donazione di 22 opere d’arte on-chain (il LACMA ha optato per i termini blockchain art o arte on-chain, prendendo le distanze dalle controversie legate al termine NFT) da parte del collezionista crypto Cozomo de’ Medici. Il nucleo composto da opere di 13 artisti internazionali, di cui quasi la metà solo donne, racconta la storia del movimento della Crypto Arte. Oltre alla donazione del collezionista crypto, il Consiglio Direttivo del museo ha approvato l’acquisizione di altre 15 opere su Blockchain, per un totale di ben 37 opere NFT.
2. Il Centre Pompidou ha acquisito una serie di 18 NFT da parte di 13 importanti artisti francesi e internazionali, che entreranno a far parte della collezione nazionale di arte moderna e contemporanea della Francia. Tra gli artisti: Fred Forest, Larva Labs, Jill Magid, Robness e John F. Simon Jr. L’acquisizione è stata congiuntamente voluta dal Ministero della Cultura francese e il direttore del Pompidou, Xavier Rey, che ha affermato: “Il Web3 è un territorio innovativo che gli artisti hanno ora sfruttato per creare opere originali e audaci e questa collezione ribadisce il nostro sostegno agli artisti nella loro conquista di nuovi mezzi di espressione, che è il fondamento dell’arte moderna.”

Agnieszka Kurant, Sentimentite-Mt. Gox. Hack, Centre Pompidou.
3. Nel 2021 l’Institute of Contemporary Art di Miami ha ottenuto CryptoPunk 5293, grazie alla donazione di Eduardo Burillo, membro del ICA Miami Trustee, che ha definito i CryptoPunk rappresentazione dell’innovazione nell’arte, nell’identità e nell’archivio culturale.
4. Il MoMA di San Francisco ha acquisito il suo primo NFT, “Final Transformation #2” dell’artista Lynn Hershman Leeson. L’opera è una clip del film di Leeson del 1997 “Conceiving Ada”, che vede come protagonista l’attrice Tilda Swinton nel ruolo della matematica Ada Lovelace, prima programmatrice di computer nel XIX secolo.
5. Il Museum of Modern Art di New York, ha annunciato di voler investire parte del budget raccolto in occasione di aste di opere d’arte per l’acquisto di opere NFT. In parallelo, il suo team curatoriale capitanato da Michelle Kuo e Paola Antonelli ha avviato eventi dedicati alla divulgazione e alla conoscenza del mondo crypto, nonché con la realizzazione di grandi mostre. Si ricorda la recente exhibition “Unsupervised”, che ha visto protagonista l’opera dell’artista Refik Anadol, che condensa e reinterpreta l’intera collezione del Moma degli ultimi 200 anni di storia dell’arte.
Queste sono solo alcune delle iniziative di conservazione e valorizzazione della Blockchain Art, promosse dalle grandi istituzioni museali su scala globale. Parallelamente la ricerca e la sperimentazione in questo campo procede spedita in nuovi musei, sorti esclusivamente per accogliere l’arte digitale. La generosa donazione del collezionista crypto Cozomo de’ Medici si inserisce in un clima di rinnovata percezione dell’arte on-chain, anticipando il fenomeno della loro istituzionalizzazione, che crescerà rapidamente negli anni a venire. È necessario che l’approccio dei musei verso di essa sia volto a creare un reale impatto sulla nostra cultura ed a raccontare in modo autentico la storia della società contemporanea.
Le sfide future dei musei
La Blockchain ha segnato significativamente l’ecosistema dell’arte digitale, sia in termini di produzione che di circolazione delle opere. La sfida dei musei che hanno scelto di raccogliere le opere dell’arte on-chain nelle collezioni permanenti è di esplorare gli usi creativi più audaci di questa tecnologia, impegnandosi in una riflessione sull’ecosistema crypto, dalle definizioni ai contorni dell’opera d’arte, dell’autore, della collezione e del pubblico.
Come ha spiegato lo stesso Centre Pompidou:
“Una delle missioni è la costante attenzione alla creazione emergente e alla sperimentazione artistica. Il Musée National d’Art Moderne, con la sua prospettiva storica, richiede un approccio scientifico. Si tratta di iscrivere nelle collezioni dello Stato realizzazioni artistiche che, per originalità, complessità e qualità critica, siano capaci di dialogare con la storia dell’arte presente e futura, al di là degli effetti mediati del mercato”.
Una sfida che risponde pienamente alla nuova definizione ICOM del Museo:
“Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano in modo etico e professionale e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.”
Conclusioni
Tuttavia, l’integrazione degli NFT potrebbe sollevare diversi problemi per le istituzioni pubbliche: in primo luogo, il valore di scambio di tali criptovalute è potenzialmente e altamente volatile ed un museo non può correre il rischio di perdere una parte dei suoi investimenti repentinamente, senza contare poi le implicazioni fiscali. Inoltre, non bisogna sottovalutare il problema delle transazioni di acquisto degli NFT da parte dei musei: per acquistare e vendere opere d’arte on-chain, avranno bisogno di una criptovaluta specifica per la blockchain su cui stanno effettuando le transazioni. Nel caso specifico del LACMA, la loro acquisizione di NFT è stata l’esito di una generosa donazione, pertanto non è stato necessaria la detenzione di criptovalute.
Fonti:
Art Market Report 2023, Art Basel and UBS
Art & Finance Report 2023, Deloitte
www.artuu.it/gli-nft-entrano-nelle-collezioni-dei-grandi-musei
https://www.axios.com/2023/02/21/nft-market-frenzy
https://www.christies.com/features/interview-with-cozomo-de-medici-12656-1.aspx
https://coincodex.com/article/24987/are-nfts-dead/