“Il recente decreto attuativo PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) con l’assunzione di 2800 neo laureati da inserire nelle regioni per affrontare il Piano del Recovery Fund: ennesimo epilogo di una metodologia fallimentare in materia di efficienza sulle risorse Comunitarie. Italia svegliati!” – Così apre l’intervista l’economista Prof. Santi Tomaselli.

Gestione dei fondi europei
Prof. Santi Tomaselli, ringraziandoLa per aver accettato di rilasciare una Sua intervista nel nostro BLOG direi forte l’apertura del Suo intervento, ci spieghi meglio.
Nella premessa che i miei studi scientifici sono animati nel perpetuo desiderio di trovare soluzioni scientifiche per invertire il trend negativo che ormai caratterizza il nostro Paese da oltre 20 anni in materia di gestione dei Fondi Europei, invece di scadere nelle sterili accuse nei confronti di un Governo rispetto che un altro, quando ho letto la recente notizia dell’imminente assunzione di 2.800 neolaureati da collocare nelle Amministrazioni Pubbliche per supportare la complessa gestione del Recovery Fund, (cui ricordiamo, prevede una dotazione storica di circa 209 miliardi di euro), la prima sensazione è stata di totale sgomento!
Il grande Indro Montanelli asseriva che uno dei problemi principali del nostro Paese è che fosse privo di memoria storica senza la quale vacilla il nostro presente e, soprattutto, è impossibile costruire le fondamenta per un futuro migliore. Nel richiamo del maestro Montanelli, ricordo alcuni passaggi del recente passato che hanno bollato il nostro Paese come tra i peggiori nella gestione dei Fondi Europei.
Prendiamo l’esempio della gestione di un solo Fondo Europeo: il FSE (Fondo Sociale Europeo). Sapete quanti anni compie? L’FSE compie 60 anni, esso è il principale strumento di cui l’Europa si avvale per promuovere l’occupazione e l’integrazione sociale. Aiuta le persone a trovare un lavoro (o se lo hanno già a trovarne uno migliore), favorendo l’inserimento dei soggetti svantaggiati nella società e garantendo opportunità di vita più eque per tutti.
A tale scopo, investe nei cittadini europei e nelle loro capacità siano essi occupati o disoccupati, giovani o vecchi. Tra gli obiettivi principali per cui fu concepito questo meraviglioso strumento comunitario, mi occorre sottolineare quello di “Prevenire squilibri macroeconomici eccessivi nell’UE sostenendo le Regioni meno sviluppate”.
In questi ultimi 30 anni l’Italia è stata così fallimentare nella gestione dei Fondi Europei, ivi compreso il Fondo Sociale Europeo, che i dati inopinabili (fonte Eurostat) ci dicono come i Governi del nostro Paese senza far torto a nessuno, da destra a sinistra, si siano impegnati a neutralizzare il nobile obiettivo del FSE nel prevenire squilibri macroeconomici eccessivi nell’UE per le nostre regioni del Sud Italia.
In questi ultimi 30 anni infatti, come volutamente ripeto in tutti i miei interventi con lo scopo che, prima o poi, anche chi finge di non sentire si troverà necessariamente tediato dal mio “disco” martellante, il Paese Italia ha gestito così superficialmente le diverse Programmazioni Europee (che ricordiamo hanno una durata media settennale) che, arrivando ai giorni nostri, i risultati sono stati impietosi.
Ancora oggi infatti, nonostante le opportunità rese da questo strumento di risorsa comunitaria così strategica sul fronte lotta alle divergenze Economiche – Sociali, tra le diverse Regioni d’Europa si assiste alla vergognosa fotografia che, non solo nel Sud Italia dopo 30 anni di Programmazioni Europee restano in un assoluto disagio sociale le Regioni quali la Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia e la Campania, bollate, come Regioni Ex Obiettivo 1 o Ultra Periferiche, per il vergognoso Pil Medio Pro-Capite inferiore del 75% al Reddito Medio Pro-capite Europeo, ma a queste se ne sono aggiunte altre.
Infatti la Sardegna ed il Molise, che prima godevano di uno stato di salute economico migliore, si trovano oggi (anche per l’uso inefficiente dei Fondi Europei) ad essere trascinate nell’oblio di Regioni meno sviluppate, incrementando negativamente la schiera già numerosa di Regioni Ex Obiettivo 1 o Regioni ultra periferiche.
Le prospettive realistiche purtroppo ci dicono che, in assenza di una metodologia scientifica, piomberanno in questo status di oblio economico-sociale anche regioni quali Abruzzo, Marche ed Umbria, già retrocesse dal club delle Regioni più ricche a quello meno prestigioso di quelle “in transizione”.
Questo colorerebbe il nostro Paese di un “rosso default”, non solo l’Area del Sud Italia, ma anche aree strategiche del Centro d’Italia. Una insopportabile Onta!!!
Visione innovativa di sviluppo
Nella ricetta di soluzioni Prof. Santi Tomaselli, Lei devo dire è il primo Economista ai Fondi Europei in Italia che descrive la necessità di creare una vera “Infrastruttura sulla Gestione dei Fondi Europei” che coinvolgerebbe, seppur indirettamente, la tematica centrale del nostro Blog ovvero le Criptovalute ci può spiegare meglio visto che sicuramente offre una visione innovativa di sviluppo?
Mi permetta di rappresentarVi una riflessione scientifica di come si arriva al disegno dell’Infrastruttura sulla gestione dei Fondi Europei, partendo dai dati.
Ricordo ai lettori del Vostro Blog, che il cuore pulsante di ogni programmazione europea è la politica di coesione.
La politica di coesione è la principale politica di investimento dell’Unione Europea. Essa offre vantaggi a tutte le Regioni e città dell’UE e sostiene la crescita economica, la creazione di posti di lavoro, la competitività delle imprese, lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente (Articoli da 174 a 178 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea TFUE).
Se, per oltre trent’anni di Programmazione Europea da quel lontano 1988 del Piano Delors non avessimo letto reiteratamente lo stesso disco interrotto come quello riportato anche nella Nuova Programmazione (ovvero, “che in seno al periodo 2021-2027, la politica di coesione sarà rivolta, per l’ennesima volta, nel ridurre le divergenze economiche delle Regioni meno sviluppate in seno all’Euro Zona”), verrebbe da esclamare: “finalmente siamo sulla giusta strada!”
E’ da oltre 30 anni, che nella stesura delle diverse programmazioni si propina una politica di coesione indirizzata soprattutto per ridurre il Gap tra le Regioni Ex Obiettivo 1 e quelle più sviluppate.
Una volta lessi: quando un pescatore bravo si trova in un mare colmo di pesci e non riesce a prenderne neanche uno, capendo che la causa di cotanta magra non sia dovuta alla sua barca o ai suoi strumenti, cambia direttamente l’esca!
Quando nella Nuova Programmazione 2021-2027 si legge che la politica di coesione sarà sempre più vicina agli obiettivi delle problematiche locali delle Regioni, la risposta naturale è: ” perché nelle precedenti programmazioni europee, non si è detto sempre così? “.
Quali risultati si sono ottenuti? Le Regioni del Sud Italia ancora oggi nell’Aprile del 2021, sono bollate come Regioni Ex Obiettivo 1 tradotto con un Reddito Medio Pro-Capite inferiore del 75% della media del Reddito Pro-Capite Europeo, con livelli di Disoccupazione che superano il 57%, dati da Terzo Mondo.
Un’onta insopportabile! Beh però l’Italia, “prima della Pandemia stava crescendo”, qualcuno potrebbe dire! Risposta falsa e surreale. I dati sono la fotografia migliore per riportare il confronto, secondo me, ad un livello Scientifico inopinabile. L’Italia anche prima della drammatica Pandemia del Covid-19, viveva una stagnazione secolare, tradotto: crescita quasi zero.
Un recente articolo del Financial Times, riporta una fotografia cruda di come il nostro Paese abbia fallito, senza nessuna metodologia scientifica, la gestione dei Fondi Europei che, nella loro genesi normativa ricordiamo ai nostri lettori, debba contribuire allo sviluppo addizionale rispetto alle Politiche Economiche in seno a ciascuna Finanziaria Ordinaria cui è chiamato il nostro Paese per la crescita della propria Comunità.
Vediamo prima l’elenco dei Paesi che sono stati analizzati in termini di tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo al 2020: i dati denunciano che su 23 Paesi a livello Internazionale, l’Italia è penultima dietro solo la Grecia già massacrata dalle precedenti politiche di austerity dettate dalla Troika (Commissione Europea-BCE- Fondo Monetario Internazionale).
Sono stati analizzati Paesi come: Vietnam, India, Cina, Korea del Sud, Arabia Saudita, Nigeria, Honk Hong, Giappone, Brasile, Russia, Sud Africa, Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Mexico, Germania, Austria, Francia, Olanda, Spagna, Portogallo, Italia ed infine la Grecia. Vorrei precisare che l’ordine dei nomi dei Paesi non è casuale, ma è stato fatto in base al tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo.
Tradotto, su 23 Paesi a livello internazionale, l’Italia è:
- penultima per crescita nel caso specifico
- seconda per drammatica stagnazione
Il nostro Paese, nonostante in 30 anni abbia avuto a disposizione oltre 350 Miliardi di Euro in Fondi Strutturali, tralasciando gli oltre 5.000 Miliardi di Euro in Fondi Europei Diretti, giunge al 2020 con questo ennesimo impietoso “record negativo”.
Caro lettore, l’economia ai Fondi Europei coniata dallo scrivente dopo anni di studi scientifici e rappresentata nel manuale (di ben 800 pagine) appena concluso ed a breve pubblicazione, non è una trovata leggendaria ma senza indugio, può essere considerata come quel vaccino volto quanto meno a ridare dignità alla genesi di sviluppo addizionale intrinseca nei Fondi Comunitari.
Se si fosse creata una crescita strutturale vera come propinata da qualche “governante”, si sarebbe assistito al limite a periodi di recessione contingenti in un arco temporale circoscritto, fattore mai avvenuto nel nostro Paese in questi ultimi decenni.
Pertanto, la crescita di cui alcuni hanno mistificato non è reale in quanto non consolidata, ma il frutto di un arco temporale aggrappato a misure contingenti e non più strutturali (tesi di economisti Nobel più autorevoli dello scrivente).
L’autore, provocatoriamente, non si esime nel definire la Gestione dei Fondi Europei in una fase di stagnazione secolare in materia di inefficiente utilizzo. Alla luce di quanto affermato anche con l’aiuto dei dati, si comprende la scientifica denuncia che, senza una metodologia, anche nell’era del Recovery Fund nonostante i buoni propositi di una politica di coesione più vicina alle Regioni, sul principio degli obiettivi specie per quelli del Sud Italia, l’epilogo sarà di un fallimento annunciato. Ad avvalorare la tesi che vi rappresento, mi avvalgo sempre dei dati crudi ma incontestabili.
Il Financial Times ha rappresentato recentemente, un’ennesima conferma di quanto l’uso di sviluppo addizionale dei Fondi Europei sia stato del tutto calpestato dal Paese Italia in assenza di una metodologia scientifica fotografia, ad eccezione della Germania, simile ad altri Paesi dell’Euro Zona.
Durante la Programmazione Europea 2007-2013, ove si delineavano gli stessi fiabeschi propositi di una politica di coesione vicina alle Regioni più fragili sotto il profilo Economico-Sociale, come si sta propinando nella Nuova Programmazione 2021-2027, si riportano i dati del tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo e si assiste quanto sia stato impetuoso l’uso di sviluppo addizionale dei fondi strutturali in essere nello stesso periodo (una Dotazione ricordiamo di quasi 80 Miliardi di Euro nel periodo 2007-2013).
Analisi dei dati
Ricapitolando, nell’arco temporale 2007-2013, la Svizzera si posizionava al primo posto come crescita del Prodotto Interno Lordo con un + 8,2%, seguita dalla Cina con un + 7,6%, poi la Svezia con un + 6,2%, a seguire gli Stati Uniti con un + 5,9%, quindi la Germania con un + 4,2%, la Francia con un + 0,2%, segue la Gran Bretagna con un – 1,2%, il Portogallo con un – 6,7%, e quindi fanalino di coda l’Italia con un – 8,5% preceduta solo dalla disastrosa Grecia con un drammatico – 23,7%.
Quindi nello stesso periodo, in cui il 99% delle Regioni d’Italia decantavano lo slogan di una certificazione sui Fondi Europei al 99%, durante la Programmazione 2007-2013 il bel Paese registrava una decrescita di crescita del Pil di un meno 8,5%. Tradotto, la gestione dei Fondi Europei è stata del tutto Fallimentare!
Se è vero che la scienza è il frutto del superamento attraverso metodologie dei fallimenti rilevati dalla realtà e se è vero che su questo si costruisce il progresso sociale – economico della nostra Civiltà, si può asserire che l’economia ai Fondi Europei, pur nella sua complessa articolazione in cui il processo di perfezione non smetterà mai di cessare, è sicuramente la risposta scientifica per invertire un trend sulla gestione dei Fondi Europei che definire fallimentare è un eufemismo riduttivo.
Ora la domanda legittima che si farebbe, finanche un neofita di Economia, se in questi ultimi decenni nonostante le “virtuali” alte certificazioni (vedi Effetto Sponda), l’impatto avuto sulla nostra economia è stato del tutto fallimentare.
Quale spirito di fantascienza possa credere che 2.800 neolaureati alle prime armi senza nessuna esperienza, possano invertire un trend negativo su una materia così complessa come il “sistema” dei Fondi Europei?
Nel manuale, con autorevolezza scientifica, propongo una vera riforma strutturale con la creazione di una risolutiva “Infrastruttura dei Fondi Europei” sulla base di una semplice domanda: sono i Fondi Europei soldi? Risposta: si!
E’ forse giunto il momento di creare Uffici Europa, coordinati da economisti del settore dei Fondi Europei (e non da Neolaureati come si sta facendo senza nessuna logica scientifica, semmai li stessi vanno formati per riportare serietà di approccio alla tematica in oggetto) in seno a tutti gli attori che erogano moneta, ivi compresi gli istituti bancari e/o le piattaforme di Criptovalute, affinché secondo modelli che avrete modo di leggere in seno al manuale di Economia ai Fondi Europei (redatta con passione da chi vi parla) si possano armonizzare le leve finanziarie, della finanza strutturata, con le leve finanziarie dei Fondi Europei.
Concludo l’intervista ringraziando il vostro Blog e i vostri lettori, con il proposito di aver acceso una luce di speranza che lo scandalo dei derivati Sub Prime Americani del lontano Luglio 2007, con le conseguenze nefaste che ha apportato nello scenario economico internazionale, dovrebbe suggerire che la finanza speculativa deve lasciar spazio alla finanza dell’economia reale, altrimenti l’epilogo sarà una estinzione di massa del tessuto produttivo italiano delle nostre PMI.
Senza una metodologia scientifica come quella proposta dall’economia ai Fondi Europei, in cui per la prima volta si crei una vera infrastruttura, Banche-Piattaforme di Criptovalute – Fondi Europei volta ad incidere sulla crescita economica dei territori percettori, il risultato sarà un fallimento annunciato.
Vedrete che alla fine del Next Generation nel 2030, saremo costretti a commentare l’ennesima inefficienza dell’uso fatto sui Fondi Europei così come siamo stati costretti a rilevare per tutte le precedenti programmazioni in materia di efficienza dei Fondi Comunitari. E a quel punto volendo utilizzare lo stesso linguaggio del celeberrimo Economista Alan S. Blinder “THE MUSIC IS STOPPED”…