Da dove nasce l’idea di Bitcoin?
L’intuizione alla base delle criptovalute affonda le sue radici nella volontà di creare applicazioni che tutelino la privacy e la libertà degli utenti. Per togliere potere ai governi e darlo ai cittadini. Le criptovalute stanno vivendo una rapidissima evoluzione e diventa sempre più difficile capire quale direzione prenderanno.
Tuttavia, dobbiamo tenere a mente che quanto sta accadendo oggi è frutto di decenni di lavoro e di studio approfondito. Prima di analizzare la nascita di Bitcoin e delle criptovalute in generale, bisogna capire cosa è successo dal punto di vista storico, sociologico e tecnologico negli anni precedenti, partendo dallo sviluppo della crittografia.
Fino agli anni ’70, la crittografia era praticata principalmente da organizzazioni militari e dalle agenzie di spionaggio e controspionaggio.
Con la pubblicazione del testo “Nuove direzioni in crittografia” (di Whitfeld Dife e Martin Hellman) le cose cambiarono. Prima di allora non erano stati divulgati materiali scritti sul tema. Negli anni ’80 David Chaum, noto informatico e crittografo americano, ha iniziato a trattare argomenti come il denaro digitale anonimo.
È lui l’inventore di E-cash: app di pagamento elettronico che mira a preservare l’anonimato dell’utente (siamo nel 1983!). Chaum era convinto del fatto che la privacy delle transazioni fosse essenziale per garantire la democrazia. E forse ci aveva visto giusto. Tutte le idee innovative riguardanti queste tematiche, alla fine del 1992, portano alla nascita di un piccolo gruppo che inizia a riunirsi mensilmente presso la società di Gilmore Cygnus Solutions, nella San Francisco Bay Area.
L’unione è stata definita umoristicamente Cypherpunk, una crasi tra cypher che significa cifra o codice e cyberpunk (la corrente letteraria e artistica degli anni ’80).
I cypherpunk possono essere definiti come attivisti che mirano a un cambiamento sociale e politico attraverso l’uso della crittografia informatica e il rispetto della privacy. Il loro obiettivo principale è quello di togliere potere ai governi e riconsegnarlo nelle mani dei singoli individui.
Cenni storici di pensiero filosofico e economico
La scuola austriaca di economia è una corrente di pensiero economico che si è sviluppata in Austria nel XIX secolo. Gli economisti austriaci sono noti per le loro posizioni libertarie e per la loro opposizione alle politiche keynesiane. In particolare, molti economisti austriaci vedono il Bitcoin e le criptovalute in generale come una forma di denaro libero dall’interferenza statale e come una forma di denaro che può essere utilizzato per proteggere la privacy e la libertà individuale.
Gli economisti austriaci sostengono che il mercato libero è il miglior meccanismo per assegnare risorse e produrre beni e servizi. In questo contesto, il Bitcoin rappresenta una forma di denaro libero dall’interferenza statale e dalla manipolazione da parte delle banche centrali.
Sottolineano l’importanza dei prezzi come segnali per gli operatori economici e sostengono che l’intervento dello stato nel mercato può causare distorsioni e inefficienze. In relazione al Bitcoin, gli economisti austriaci sostengono che la natura decentralizzata delle criptovalute consente ai prezzi di riflettere fedelmente la domanda e l’offerta, senza interferenze artificiali.
Gli economisti austriaci criticano la teoria keynesiana e sostengono che l’aumento della spesa pubblica e la riduzione del tasso di interesse non possono stimolare la crescita economica a lungo termine. In questo contesto, il Bitcoin rappresenta una valuta che non dipende dalle politiche monetarie dei governi e delle banche centrali, ma che si basa sulla domanda e l’offerta del mercato. Inoltre, essendo decentralizzato, non dipende da un singolo ente che lo controlla e ne garantisce la stabilità, ma la sua stabilità dipende dalla fiducia degli utenti e dalla forza del suo network.
Gli economisti austriaci sostengono inoltre che le banche centrali che manipolano i tassi di interesse possono causare bolle speculative e squilibri economici.
In questo senso, il Bitcoin non dipende da politiche monetarie e quindi non può essere manipolato da un singolo ente, rendendolo meno suscettibile alle bolle speculative.
In generale, gli economisti austriaci vedono il Bitcoin come una forma di denaro che può proteggere la libertà individuale e la privacy, e che può operare in un mercato libero senza interferenze statali. Tuttavia, è importante notare che la scuola austriaca non rappresenta la visione unanime degli economisti e ce ne sono alcuni che hanno espresso dubbi sulla sostenibilità a lungo termine del Bitcoin.
In contrasto con…
La teoria keynesiana, sviluppata dall’economista inglese John Maynard Keynes, sostiene che l’intervento attivo dello stato nell’economia può aiutare a stimolare la crescita economica e a ridurre la disoccupazione. La teoria keynesiana si basa sull’idea che in periodi di recessione, l’aumento della spesa pubblica e la riduzione del tasso di interesse possono aumentare la domanda e stimolare l’economia.
In relazione al Bitcoin, la teoria keynesiana potrebbe essere vista come contrastante. Il Bitcoin infatti, è una valuta decentralizzata e non dipende dalle politiche monetarie dei governi e delle banche centrali. Inoltre, essendo una valuta digitale, non dipende dalle leggi fisiche come la quantità di denaro in circolazione.
Gli economisti keynesiani potrebbero sostenere che il governo dovrebbe intervenire per regolamentare le criptovalute come il Bitcoin per evitare frodi e proteggere gli investitori, tuttavia, la natura decentralizzata del Bitcoin potrebbe rendere difficile una regolamentazione efficace.
In generale, la teoria keynesiana e il Bitcoin rappresentano due visioni differenti dell’economia e della funzione dello stato. Mentre la teoria keynesiana sostiene l’intervento attivo dello stato per stimolare l’economia, il Bitcoin rappresenta una valuta che non dipende dalle politiche statali e che si basa sulla domanda e l’offerta del mercato.
Primi passi
I primi membri del gruppo lavoravano gomito a gomito in un clima di collaborazione e grande fermento intellettuale.
Nel 1997 Adam Back, crittografo e cryptohacker, crea Hashcash: un meccanismo concepito per limitare lo spam via email, successivamente riutilizzato come parte dell’algoritmo per il mining di bitcoin e altre criptovalute simili.
Più tardi, nel 1998, Wei Dai pubblica la proposta di creazione di b-money, un modo pratico per far rispettare gli accordi contrattuali tra utenti anonimi.
I concetti da lui presentati verranno successivamente ripresi e usati nel progetto Bitcoin.
Dieci anni prima di Satoshi un altro informatico, crittografo e ricercatore, Nick Szabo, inizia a concettualizzare e programmare un sistema monetario decentralizzato. Szabo ha lavorato sulla valuta Bit Gold fino al 2005.
L’idea era quella di superare alcuni problemi legati alle valute cosiddette legali (ad esempio il dollaro), come il fatto che vanno incontro a numerosi rischi, tra cui l’inflazione. Bit Gold però non ha mai visto la luce.
Il motore è la crisi del 2008
La creazione del Bitcoin ha rafforzato l’intero movimento cypherpunk, perché ha permesso a realtà come Wikileaks di continuare a operare grazie alle donazioni in bitcoin, anche dopo il blocco bancario che ha escluso l’organizzazione dai circuiti finanziari mondiali.
Tanti indizi possono farci pensare che sotto il nome di Satoshi Nakamoto, pseudonimo dell’inventore di Bitcoin, si nascondano alcuni cypherpunk.
La struttura di Bit Gold, infatti, è quella che si avvicina a Bitcoin più di tutte le altre criptovalute (esistenti o solo teorizzate). Le idee innovative che in un primo momento vennero messe da parte per difficoltà tecniche e altri motivi contingenti, tutto a un tratto tornarono in vita attraverso il progetto Bitcoin, subito dopo la crisi finanziaria del 2008. Satoshi, o chi per lui, ha ripreso in mano e perfezionato il lavoro dei suoi predecessori, realizzando in breve tempo quella che si è rivelata la criptovaluta per eccellenza. Nel Manifesto Cypherpunk di Eric Hughes si legge:
«La privacy è necessaria per una società aperta nell’era digitale.
Non possiamo aspettarci che i governi, le aziende o altre grandi organizzazioni senza volto ci concedano la privacy.
Dobbiamo difendere la nostra privacy se ci aspettiamo qualcosa.
I cypherpunk scrivono il codice. Sappiamo che qualcuno deve creare i software per difendere la privacy, e…. lo stiamo facendo»
La tecnologia
Ecco a voi il futuro! Questa straordinaria tecnologia, che molti considerano talmente importante da paragonarla a Internet, si basa sulla crittografia ed è sicura e inviolabile. Così non c’è alcun problema di fiducia. La tecnologia Blockchain può essere definita come un registro di dati online, una sorta di libro mastro inviolabile dove si tiene traccia di qualsiasi tipo di informazione. Il suo funzionamento elimina il problema della fiducia negli altri elementi della rete.
Ecco come funziona con i bitcoin. Un database di transazioni Blockchain è un protocollo sotto licenza MIT (creata dal Massachusetts Institute of Technology), quindi è un programma open source (tutti possono lavorarci se ne sono in grado) e gratuito. Questo permette al software Bitcoin Core di essere facilmente scaricato sul PC. Averlo a disposizione equivale ad avere a portata di clic l’intero libro mastro delle transazioni in bitcoin.
La Blockchain è il vero cuore pulsante di Bitcoin. Senza di essa questa criptovaluta sarebbe solo un numero senza valore. Per capire meglio teniamo presente che le pagine del libro mastro sono definite come blocchi e ciascun blocco registra più operazioni. Inoltre:
- tutti gli appartenenti della rete Bitcoin nel mondo conservano l’intera catena di blocchi con tutte le transazioni eseguite.
- I nuovi blocchi vengono aggiunti man mano, alla fine della catena.
Quando aggiunti si considerano verificati e non più modificabili. - La blockchain si basa sulla crittografia quindi sono leggi matematiche a determinare le operazioni di sistema, garantendo che tutto funzioni e nessuno imbrogli.
Ricordiamoci che i valori e le informazioni scritte all’interno dei blocchi non possono mai essere modificati una volta confermata la transazione.
Nel momento in cui si gestisce una transazione, ogni nodo della rete che partecipa al sistema aggiorna il registro: ecco la ragione della sua inviolabilità.
Il ruolo dei miner
Le transazioni in bitcoin vengono confermate dai miner.
Persone che attraverso un apposito hardware per minare cedono la propria potenza di calcolo, allo scopo di far funzionare tutto il sistema. In nessun nodo della rete viene tenuta traccia del saldo dei diversi Wallet: la proprietà di una certa somma di bitcoin è dimostrata da tutte le transazioni precedenti. Il numero di bitcoin all’interno del singolo wallet è quindi il risultato delle transazioni in uscita e in entrata e la differenza tra i due valori genera il balance del portafoglio in bitcoin.
Mille applicazioni
La Blockchain, come abbiamo già sottolineato, può essere impiegata in molteplici settori e non solo per la gestione di metodi di pagamento.
Questa straordinaria tecnologia, che molti pensano abbia una portata rivoluzionaria tanto quanto Internet, risolve un enorme problema che ci assilla da sempre:
la fiducia. Permette infatti, per la prima volta, di trasferire un prodotto digitale garantendone l’unicità, senza bisogno di riporre la nostra fiducia in una terza parte. Facciamo un esempio: una canzone in formato .MP3 può essere duplicata infinite volte e ognuna di queste copie sarà identica. Non sarà possibile in alcun modo risalire all’originale.
La Blockchain riesce a fare il contrario, può spostare un prodotto digitale, nel nostro caso una criptomoneta, garantendo che sia proprio e solo quella, con la sua storia, documentata, certificata e senza possibilità di errore. Come possiamo ben immaginare, un registro del genere potrebbe tenere traccia di tutti i passaggi di proprietà di un appartamento, memorizzando gli atti notarili. Immaginiamo quante applicazioni potrebbe avere…
Uno tra i tanti utilizzi della Blockchain prevede la possibilità di digitalizzare l’identità delle persone. Servirà per erogare servizi evoluti al cittadino, come ad esempio il voto elettronico, l’accesso all’amministrazione digitale, il certificato online di residenza, il pagamento delle tasse, la richiesta di rimborsi e così via.
E questo è solo uno dei tanti possibili utilizzi di questa tecnologia che sconvolgerà il prossimo futuro.
Teorie a confronto
Il sistema delle blockchain elimina i centri di controllo mettendo tutti i soggetti che ne fanno parte allo stesso livello. Scopriamo quali regole va a scardinare…
La tecnologia Blockchain si basa su un sistema di regole (o governance) diverso da quelli a cui siamo abituati. Per capire ancora meglio perché l’invenzione delle blockchain è tanto potente definiamo prima quali sono le governance che va a scardinare e quindi di quale insieme di regole si fa promotrice.
Stiamo parlando di logica centralizzata, logica decentralizzata e logica distribuita.
Logica centralizzata
La logica centralizzata è rappresentata dal tradizionale Centralized Ledger: un sistema nel quale tutto è gestito facendo riferimento a un’autorità centrale.
La fiducia è nell’autorità, nell’autorevolezza del sistema al centro dell’organizzazione. Come accade con il nostro Governo.
Logica decentralizzata
Nella logica decentralizzata sono presenti più centri di comando a livello locale.
La fiducia è delegata a un soggetto centrale ma più vicino.
C’è poi un coordinamento tra le diverse autorità. Pensiamo alle nostre Regioni.
Logica distribuita
La logica distribuita si riferisce al concetto di distribuire il potere e il controllo tra molte entità diverse in un sistema, invece di concentrarlo in un’unica autorità centralizzata. In questo modello, le decisioni sono prese da un gruppo di partecipanti e non da un’unica autorità ed esso è progettato per funzionare in modo autonomo e indipendente.
La logica distribuita si differenzia dalla logica decentralizzata perché, mentre la decentralizzazione si concentra sul distribuire il potere e il controllo in un sistema, la distribuzione si concentra sulla suddivisione fisica delle risorse e delle informazioni in un sistema. Nel mondo delle criptovalute, la logica distribuita è alla base del funzionamento delle criptovalute stesse.
Ad esempio, il Bitcoin utilizza un sistema di consenso distribuito chiamato Proof of Work (PoW) che consente a tutti i componenti di partecipare alla creazione e alla verifica delle transazioni.
Il sistema è progettato per funzionare in modo autonomo e indipendente, senza la necessità di un’autorità centrale che lo controlli.
La logica distribuita è spesso associata alla resilienza e alla robustezza del sistema, poiché non dipende da un’unica fonte di autorità e tutte le risorse e le informazioni sono distribuite in modo equo tra i partecipanti. Il sistema di governance è costruito attorno a un nuovo concetto di parità tra soggetti.
Nessuno può prevalere.
