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La VRO: la tecnologica sistemica ispiratrice del metaverso

Dott. Massimiliano NicolinibyDott. Massimiliano Nicolini
Gennaio 5, 2023
in Applicazioni reali, Educational
Reading Time: 8 mins read
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Index

  • Intro
  • Sintesi della sperimentazione sull’impatto ambientale della VRO
    • Campione di analisi
    • Equivalente CO2 risparmiato rispetto al territorio

Intro

Dal 1994 questo laboratorio ha iniziato a sviluppare le prime applicazioni di condivisione della realtà con quello che all’epoca era un rudimentale mondo digitalizzato.

Spesso leggo notizie, anche da testate autorevoli, che riportano la realtà di quello che a molti piace chiamare metaverso ma che dal punto di vista tecnico e di ricerca, o meglio ancora, dal punto di vista del mondo informatico complessivo, gli esperti di settore e gli operatori sono abituati a chiamare così come fu definito proprio nel 1994 agli albori della stesura delle prime leggi istitutive della materia ovvero VRO virtual and room object;
un acronimo che oggi fa sorridere perché in realtà, tradotto nella nostra lingua diventa “stanze e oggetti virtuali” quando oggi siamo sostanzialmente in grado di virtualizzare praticamente qualsiasi cosa esistente sul pianeta e anche ciò che ancora non esiste, ma all’epoca era un termine veramente rivoluzionario. 

I sistemi VRO sono strumenti che hanno un principio costitutivo molto importante, ovvero non nascono per essere strumenti che devono determinare e dominare l’individuo e i suoi comportamenti, ma al contrario nascono come strumenti che sono la continuazione naturale e il miglioramento delle caratteristiche dell’essere umano. 

Questo significa che lo sviluppo di un sistema VRO, perché di sistemi stiamo parlando e non di singole applicazioni, viene progettato e creato con lo scopo preciso di aiutare l’utente a migliorare determinate sue attività. 

Alla base dei sistemi VRO c’è l’elemento fondante della determinazione del dato in capo all’utente e non in capo ad un gestore a cui vengono in maniera diretta o indiretta, con volontà o senza volontà, trasferiti i diritti di gestione di tutti i nostri dati. 

Quando ci affacciamo (da adesso in avanti utilizzerò la parola metaverso per definire la materia così da renderla più comprensibile anche chi tecnico non è) al mondo del metaverso ci rendiamo conto che vediamo solamente quella che è l’interfaccia esteriore dei sistemi ovvero la grafica e la modalità di coinvolgimento negli ambienti che vengono progettati dagli sviluppatori, ma in realtà i sistemi applicati al metaverso sono molto di più; noi oggi possiamo distinguere tra metaversi di tipo gaming, social o business and learning oriented e questo ci permette già di comprendere sin dal principio quanto sia già suddivisa la parte di sviluppo delle singole piattaforme ed applicazioni in funzione della radice dalla quale provengono. 

Noi siamo specializzati e da anni studiamo quello che può essere definito l’unico metaverso business and learning oriented attualmente ed estremamente sviluppato ovvero, lo sviluppo di un vero e proprio sistema operativo e di una tecnica di modellazione e progettazione delle applicazioni che permette l’integrazione di tutto ciò che è esistente oggi a livello informatico sotto forma di integrazioni. 

Per integrazione si intende la possibilità per un ambiente VRO di poter acquisire un elemento digitalizzato, informatizzato e realizzato anche con tecnologia differente; per esemplificare: se realizzo una VRO che rappresenta un ufficio e in questo ufficio ho virtualizzato il mio personal computer, sullo schermo di questo personal computer virtualizzato avrò la possibilità di far comparire la schermata reale del computer che io sto utilizzando fisicamente e realmente in ufficio, questo mi permette di interagire, attraverso i comandi di integrazione della VRO, direttamente con l’applicazione che è riportata e che viene visualizzata per tramite dell’ambiente immersivo. 

E da questo esempio, ovviamente, se ne possono trarre altre centinaia come per esempio il medico che consulta in uno studio virtualizzato la cartella clinica del paziente, non trasferendo alcun dato all’interno del mondo VRO ma mantenendo la gestione del dato all’interno dei sistemi informatizzati che sono regolamentati da dispositivi quali per esempio la gdpr o altre normative europee. 

Molto spesso alle lezioni, nei seminari o nelle presentazioni che mi trovo a fare, le persone rivolgono una domanda che le accomuna ovvero:

Per quale motivo dovrebbero passare a un sistema di tipo web 3 e non rimanere a progredire e sviluppare maggiormente un sistema di tipo web 2?

Le risposte potrebbero essere molteplici ma io credo che si possano riassumere nella definizione che l’applicazione di web 3 permette un’estensione naturale delle attività dell’individuo sfruttando ciò che esiste già a livello web 2 ma con una modalità completamente differente, non obbligatoriamente basata sull’apprendimento di sistemi nuovi ma che si sviluppa intorno alla fisicità del soggetto. 

Questo concetto, che magari potrebbe risultare astruso per i più, in realtà lo possiamo ancora maggiormente esemplificare dicendo che, mentre oggi per eseguire un comando in un’applicazione devo necessariamente dotarmi di più strumenti di tipo hardware come la tastiera, il mouse, un puntatore, una penna ottica e altro, domani, il web 3, mi permetterà di fare questo semplicemente utilizzando le mie mani e i miei movimenti quindi trasformerà qualcosa di sostanzialmente innaturale ad oggi, come l’estensione delle mie attività attraverso dei device, in qualcosa di estremamente naturale, come l’utilizzo dei miei arti per poter attivare dei processi, raccogliere informazioni o semplicemente fare degli acquisti tanto quanto lo svolgo già attualmente nella realtà. 

Abbiamo sviluppato diversi protocolli tra i quali è interessante citare il protocollo OPM; esso è un protocollo che permette, attraverso un’intelligenza artificiale con algoritmo non deterministico ad output non programmabile, di raccogliere le informazioni dell’individuo attraverso della sensoristica commerciale ( si può tranquillamente trovare in qualsiasi smartphone di fascia media e medio alta) e di replicare la fisicità del soggetto, i suoi movimenti e le caratteristiche salienti dello stesso sugli Avatar che all’interno delle applicazioni web 3 vanno a svolgere le loro funzioni. 

Partendo poi dalla prima legge istitutiva del metaverso che identifica il metaverso in internet ovvero che non esiste un qualcosa di alternativo a internet ma che il metaverso stesso è internet ed è illimitato come dimensionamento tanto quanto lo è internet al giorno d’oggi, non è dipendente da alcuno tanto quanto dovrebbe essere internet al giorno d’oggi. 

Quello che noi stiamo portando all’interno di questa nuova metodologia d’uso dell’informatica e dell’informazione in un certo senso potrebbe apparire come un passo indietro ovvero la presenza sempre maggiore e sempre più marcata dell’individuo all’interno delle applicazioni tramite il proprio avatar e l’eliminazione costante di quelle che possono essere delle automazioni artificiali in grado di determinare variazioni comportamentali dello stesso.

Un esempio su tutti potrebbe essere quello relativo all’utilizzo dei social network:
in un’applicazione web 3 l’interazione del momento è reale ed effettiva nel momento in cui viene eseguita e quindi non può esistere come esiste nel social network la moderazione, ovvero un BOT che va a gestire i commenti, le immagini video e determina secondo una logica superiore se possono o meno essere pubblicati. 

Molti a questo punto potranno storcere il naso e dire che il web 3 potrebbe diventare il paradiso degli haters e degli stalker digitali, ma in realtà non è così perché quello che si sta discutendo adesso all’interno dei forum internazionali di predisposizione degli standard all’uso del web 3, del quale anche noi facciamo parte, stanno valutando l’unicità dell’avatar attraverso il protocollo d’uso che viene chiamato Avatar biometrico, ovvero io sarò l’identificatore di me stesso quindi quando entrerò in un ambiente non ci sarà dubbio che il soggetto che è entrato, seppur colorato e vestito fantasioso, sarà comunque riconducibile e identificabile all’individuo con “nome cognome determinato” e definito perché l’avatar ovviamente è un’espressione artistica anche di noi stessi. 

Questo sostanzialmente darà all’utente la proprietà della sua identità digitale completa e non ci sarà più un gestore terzo anche a livello di documentazione ufficiale, quindi ipotizziamo di vederci in futuro cancellare tutte queste funzionalità quali le pec ad esempio e “firmare un documento” semplicemente con la nostra presenza all’interno dell’applicazione di firma perché tutti i dati che identificano la nostra unicità (dati che non si possono rubare perché dovrei essere trasportato fisicamente da un’altra parte) determineranno l’unicità dell’individuo e quindi rimarranno all’interno della blockchain che identificherà come un DNA tutta la struttura dell’individuo stesso e tutta la cronistoria delle attività che lui andrà svolgendo con il suo Avatar. 

Recentemente abbiamo pubblicato una sperimentazione di sei mesi all’interno della quale abbiamo coinvolto circa 300 lavoratori che hanno lavorato in ambientazioni di tipo VRO e al cui termine quello che ne abbiamo ottenuto come risultato è stato un calcolo di riduzione dell’inquinamento pro capite pari a circa una tonnellata di CO2 per ciascuno su base annuale e un miglioramento delle condizioni di vita della serenità lavorativa da parte di tutti i lavoratori coinvolti.
Parliamo di una sperimentazione fatta a livello Italia quindi non sono dati che arrivano da qualche paese come gli Stati Uniti d’America o la Cina o quant’altro ma parliamo di paese Italia (gente come noi) all’interno del quale questa sperimentazione ha dato dei risultati eccezionali che potete trovare negli abstract sotto riportati a questo articolo. 

Quello che mi sento di dire in conclusione è che non bisogna temere l’avvento di questa tecnologia perché in realtà è una tecnologia che già noi conosciamo da anni solo che non l’abbiamo utilizzata; prendiamo coraggio e affrontiamo questo passaggio di modalità d’uso del dato e delle tecnologie che oggi sono esistenti e cerchiamo di riavvicinarci al controllo dell’informatica e non far sì che sia l’informatica a procedere nel controllare noi. 

Sintesi della sperimentazione sull’impatto ambientale della VRO

Campione di analisi

Sperimentazione VRO/CO2QV 6Mth per 2 gg/wks

Equivalente CO2 risparmiato rispetto al territorio

0,64 ettari di risparmio di CO2 sul territorio all’anno per persona, riguadagnati la vita del pianeta. 

280 ore all’anno di spostamenti inutili quindi di tempo perso e sprecato per persona che equivalgono a circa 35 giorni lavorativi all’anno spesi senza alcun tipo di utilizzo se non quello della mera perdita di tempo.

9.300 km risparmiati ogni anno di spostamenti inutili per ogni singola persona, in riferimento a questo i parametri di ricerca internazionali ci dicono che ogni chilometro per ogni veicolo impegna almeno 130 grammi chilometro di CO2 e quindi possiamo calcolare ragionando anche sull’utilizzo di vari mezzi, non solo individuali e ogni persona, lavorando in VRO, contribuisce a ridurre per singola persona del valore pari a 12.1 tonnellate di CO2 distribuiti nell’aria. 

In Italia nel 2021 si sono registrati 355 milioni di tonnellate di CO2.

Su 20 milioni di popolazione attiva in Italia si potrebbe avere una riduzione della CO2 pari a 242.000.000 di ton annue. 

Ogni persona a livello attivo potrebbe avere un risparmio annuale in spese di movimentazione e accessorie intorno agli 8.400 euro (media ponderata), per un risparmio delle famiglie italiane pari a 168.000.000.000 di euro annuale, il che giustificherebbe una misura di governo di incentivo all’acquisto di visori e sistemi informatici VRO Based. 

Utilizzare la VRO significherebbe moltiplicare la capacità di spesa dello stato in servizi utili ai cittadini. 

Per quanto questi dati possano essere rianalizzati perchè il campione potrebbe essere variato in base alla geografia del posto, alle condizioni di vita delle persone, e ad altre varianti, resta certo che questa tecnologia è alla base di una grande possibilità di salvataggio e miglioramento delle condizioni di vita delle persone e del pianeta stesso. 

Tags: AIBlockchainIntelligenza artificialeminingPoS
Dott. Massimiliano Nicolini

Dott. Massimiliano Nicolini

Olimaint - Director of research and development department on artificial intelligence and VRO

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