
I raggi del sole insinuandosi lentamente nella salmastra nebbiolina del Pacifico facevano presagire caldo torrido e mieloso, tipico della stagione come il brivido mattutino che pervadeva al risveglio.
Capricci metereologici dell’incontro di clima tropicale e correnti oceaniche.
Insolita fu invece la reazione al gracchiare del cellulare ed ancora di più l‘immediata risposta ad un numero sconosciuto, come se incosciamente aspettasse quella telefonata.
Timbro, tono, cadenza, enfasi della voce, intercalare di espressioni siciliane ben pronunciate tuttavia insufficienti a celarne l’origine veneta all’altro capo, nel breve volgere di secondi gli confermarono che si trattava proprio di lui, il “Mago di Oz del Brenta” come l’aveva scherzosamente soprannominato tanti anni prima durante il loro primo incontro.
Per la capacità di “estrarre conigli dal cilindro” certo, però anche in risposta al “Pico della Mira….bella” che alludendo alla di lui sorprendente memoria gli aveva appioppato.
Erano trascorsi quasi vent’anni…..
In quel frangente il Mago di Oz, al secolo Massimiliano Nicastro, padovano, di padre gelese e madre veneziana, studi in scienza della comunicazione e marketing, in realtà imprenditore nato, visionario con i piedi per terra e Pico, al secolo Santi Mirabella, siciliano di padre e nascita, madre fiorentina, avvocato, scrittore, musicista ed “avventuriero”, avevano avuto quell’ approccio particolare, unico e peculiare da “italiani all’estero”, specie diversa, “variante” dell’italiano tout court.
Che inizia sempre con caffè e bicchiere d’acqua, di per sé elementi già adatti a reciproca valutazione: caffè ristretto, americano, lungo ma non troppo, macchiato, corretto, crema di caffè…acqua minerale, naturale, di rubinetto, alcalina, liscia, gassata o Ferrarelle....
Se il “feeling” è buono, ci si trova presto a “spizzicare”, brindare, schiudere le porte all’emozione, all’ineffabile nostalgia, ai ricordi, le ragioni di un distacco o di una scelta. Di tal guisa che il Mago, assolutamente analcolico benché nato nella culla più “spiritosa” d’Italia, diede opportune indicazioni ai solerti camerieri dell’Haiti di Miraflores, estraendo dal cilindro per l’occasione uno Spritz veneto, degno di Silvio Pellico.
Parlarono di climi, usi e costumi, ricchezze monumentali ed enigmi del Perù, tra cui i “Quipus” quindi di gradimenti, attrazioni ed interessi ma soprattutto di Antonio Raimondi, della sensazione di vergogna provata in quanto italiani nel non poter interloquire con tassisti, camerieri, lustrascarpe e gente locale in genere che riconoscendoli come italiani, esclamava :“como el gran sabio italiano Antonio Raimondi…”, dello sbigottimento e lo sgomento nell’imbattersi in piazze, viali, “malecones”, “alamedas” e musei dedicati al grande saggio italiano e non poter ammettere per pudore, che in Patria il “Grande saggio Raimondi” era un illustre sconosciuto.
Medico, botanico e naturalista milanese, rimasto impressionato da giovane da alcuni enormi cactus andini peruviani nell’ Orto botanico di Milano e promotore più tardi delle “Cinque Giornate di Milano”, dopo iniziale euforia aveva dovuto per sottrarsi alle rappresaglie degli austriaci emigrare in Perù, dove presto lo straripente talento di cui disponeva venne riconosciuto con l’incarico di creare il Museo archeologico, etnologico e botanico del Perù.
Percorse a bordo di mula lo sterminato territorio peruviano (4 volte e ½ l’Italia), rilevando topograficamente ogni anfratto, creando cartografie e mappe del Perù (ancora in uso), classificando sistematicamente geografia, metereologia, geologia, minerali, specie animali e vegetali, scoprendone molte sconosciute, come il gigantesco ed enigmatico cactus, autentico totem andino, che in suo onore venne chiamato “Estela Raimondi” (Stele di Raimondi) oltre a lasciare testimonianza di tale attività in enciclopediche opere scritte.
Questo e molto altro gli venne in mente mentre stava al telefono, come in sequenza cinematografica, autentico “flash back”, avvertendo all’altro capo del filo un crescendo di enfasi, soddisfazione e quell’indefinibile senso di piacere peculiare di un incontro tra amici.
“Oltre ad avere urgente bisogno delle tue prestazioni professionali di traduttore, sei invitato a venire nella sede della nuova azienda perché, fra l’altro, ho alcune sorprese per te….” – sottolineò con entusiasmo.
Ma quando aggiunse: “A parte un paio di conigli che vorrei tanto tirare fuori dal celebre cilindro, vista l’occasione….” non fu necessario altro ed appuntato in fretta l’indirizzo, era già in strada verso la meta.
Solo allora mentre si sistemava malvolentieri la KN95 sul grugno improvvisamente sorridente, si avvide che era il 7 gennaio, compleanno dell’amico.
Ripensò, ridacchiando da solo come un demente, a quanto gli aveva detto tanti anni prima: “Allora è vero che…. ai tuoi genitori il primogenito Massimiliano, gliel’ha fatto trovare la Befana ….”
La prorompente cordialità dell’incontro nell’ufficio al 7° piano dell’ elegante edificio di Miraflores venne in effetti allietata da sorprese, la più gradita delle quali fu rivedere Ivan, avvocato peruviano esperto in diritto costituzionale con il quale aveva condiviso la gestione dell’area legale in altra azienda di Massimiliano, stringendo forti vincoli di amizia. Appassionato di poltica, aveva iniziato la carriera ancora giovanissimo come consulente giuridico legale del dottor Valentin Paniagua Corazon, Presidente della Repubblica ad interim, dopo la vergognosa fuga di Fujimori in Giappone.
Una squadra di giovani professionisti conferiva un’aria di fresca ed effervescente efficienza all’ambiente di lavoro e non ci fu bisogno di chiedere quale fosse il core business della nuova avventura dell’amico per capirlo.
La caterva di pagine web, manuali per utenti, white papers, disegni e schemi di ingegneria informatica, piattaforme, applicazioni e developments che gli consegnarono per le traduzioni parlava chiaro.
Ed il lavoro si rivelò di enorme interesse, inesauribile fonte di conoscenza, apprendimento e studio di rivoluzionarie, disruptive nuove tecnologie ed al contempo causa di stimoli nuovi, nuove esplorazioni di mondi sconosciuti, appassionanti sfide.
Sicché dopo aver visto centinaia di video attestanti l’instancabile opera di divulgazione, diffusione e proselitismo realizzata dall’amico, cumuli di attestati, diplomi e riconoscimenti vari, non poté fare a meno di esclamare divertito: “Il Mago di Oz del Brenta si è dunque trasformato nell’Indiana Jones della Blockchain!”.
Frugando tra scaffali e cassetti, sorridente e compiaciuto dall’ultima definizione affibbiatagli dall’amico, l’altro estrasse da un fascicolo quale diafano cilindro, un “coniglio bianco” e replicò: ”Si, e Pico della Mirabella si trasformerà presto in Neo, l’eroe di Matrix, Legal Tech di “Evoluzione Blockchain Internazionale S.A.C.”- disse convinto ed entusiasta mentre la zelante Jacqueline dell’area contabile si prodigava in mostrargli diversi tipi di contratti, modalità, retribuzioni.
Rapiti da autentico turbinio di aneddoti, esperienze, proiezioni, si compiacquero dei rispettivi progressi, trovandosi migliorati, evoluti, maturati pur essendo in definitiva rimasti fedeli a se stessi ed analizzando le principali caratteristiche di D.L.T e di Blockchain entrambi ripensarono immediatamente ai “Quipus”, enigmatici sistemi di cordicelle, nodi, colori, inserzioni di origine preincaica che costituirono nel loro assieme un vero e proprio “sistema di registri contabili” di estrema efficacia ai tempi dell’impero Inca, muniti com’erano di enigmatici codici e differenti elementi criptici. Già molti anni prima i quipus (pronuncia: cipus) avevano catturato il loro interesse.
Piacevolmente sorpresi nel riscontrare di avere, ognuno per conto proprio, continuato a studiare, ricercare, indagare sul tema, si ritrovarono a commentare vita ed opere di un altro grande italiano: Carlos Radicati di Primeglio, eminente antropologo ed uomo di scienza, rinomato per gli enormi contributi apportati a studi ed investigazioni di lingue, scritture e sistemi di calcolo e contabilità delle maggiori civiltà antiche del pianeta (Cina, India, Egitto, Mesopotamia, Azteca, Maya…).
La molla che diede impulso alla pervicace dedizione alle ricerche sui reali significati, compiti, funzioni, portate ed implicazioni del “Quipus” fu però la persistente, testarda convinzione di ritenere impossibile che civiltà del livello di quelle andine e segnatamente Inca, protagoniste di straordinarie opere in molteplici campi della vita umana, non conoscessero né disponessero di un sistema di scrittura, rimanendo come per incanto legati alla mera primigenia tradizione orale.
Altri grandi antropologi avevano indagato a fondo, a livello teorico e con incessante lavoro di campo, riuscendo in alcuni casi a scoprire codici di decrittazione, ma si era trattato di codici relativi a gruppi specifici di “quipus”e solo a quipus numerici.
Ben altra era la portata di quelli che a prima vista sembravano curiose collane di fili penduli legati con affascinante asimmetria alla cordicella maestra e fantasiosamente decorati con gruppetti di nodi, inserzioni di minerali e vegetali, colori cangianti e variegati che formavano motivi o spettri policromi.
O, fasci di piante grasse penzolanti come molti “quipus giganti” rinvenuti in diverse località dell’allora “Imperio de los Incas”
L’approccio del Radicati allo studio ed all’interpretazione rappresentò la vera chiave di volta dell’immenso contributo che riuscì a fornire all’appassionante tentativo di risolvere gli enigmi che racchiudevano.
E che rivelatisi irrisolvibili per i Conquistadores spagnoli, ebbero a detonare impotenza ed ira inducendoli a distruggere e bruciarne gran parte.
Far roghi di libri tuttavia non assicura l’estinzione della cultura…..!
Identità di analisi e prospettive, coincidenza di opinioni, comune passione per l’argomento furono per i due amici, carburante per imprimere maggior impulso alla dimostrazione di una tesi da loro tenacemente condivisa: I “Quipus” dovevano essere, quanto meno in qualche misura, gli antesignani della Blockchain, gli antenati andini della Tecnologia dei Registri Distribuiti ed in ogni modo un caso esemplare nella storia dell’umanità di logica e concezione molto simili a quelle che informano le più avanzate tecnologie contemporanee come la Blockchain.
Il Radicati era sensibile al fascino per le tradizioni di conoscenze esatte ed esoteriche nelle antiche società ed alla trasmissione di generazione in generazione.
Lo spettro dei suoi interessi era ampio, spaziando dalla matematica allo sciamanesimo ed era convinto che i “Quipus” non potevano essere solo una “risorsa tecnico-mnemonica” come si era soliti pensare all’epoca.
Credeva piuttosto che oltre ad essere efficiente risorsa per registrare informazione numerico-quantitativa, in qualche “piega” o sottogruppo doveva celarsi la prova di un sistema andino di scrittura.
Gli Incas a suo avviso non avevano sviluppato un sistema di scrittura elaborato in due dimensioni né tantomeno in modo grafico, piuttosto attraverso i quipus: corde, nodi, colori sistemati in tre dimensioni.
Scoprì e dimostrò l’esistenza di tre livelli di conoscenza ed uso di tale risorsa nella società Inca:
1.- “la conoscenza del quipu statistico” di dominio pubblico.
2.- “la conoscenza del quipu ideografico semplice”, proprio di un numero più ristretto di persone con certo livello d’istruzione.
3.- “la conoscenza del quipu ideografico più sofisticato”, riservato ad un piccolo gruppo di “amautas e quipucamayos…”
Il grado di conoscenza dei quipus da parte delle persone era inoltre connesso ai vari ruoli e posizioni sociali che essi ricoprivano.
Tutto indicava quale fosse l’obiettivo dello studioso: dimostrare la sua profonda e sicura convinzione della sofisticata complessità della civiltà Inca rispetto ad altre grandi civiltà del mondo antico ed in tal senso profuse impegno nel porre la propria estesa conoscenza degli antichi sistemi di scrittura e di registrazione al servizio della dimostrazione che gli Incas in effetti avevano sviluppato un sistema di scrittura.
Pietra miliare della ricerca del Radicati fu la teoria della c.d. “serializzazione”(1965), rivolta soprattutto all’interpretazione dei quipus non numerici, cioè in cui i nodi fossero riuniti in gruppi decimali e gerarchicizzati.
Radicati era convinto che tali quipus non numerici contenessero informazione narrativa.
“Serializzazione” era per lui un connotato comune del formato di colore nel gruppo degli 8 quipus non numerici rinvenuti nella valle del Santa.
Lo schema base della sistemazione delle corde era un raggruppamento delle corde pendenti in gruppi di colori ripetitivi.
Radicati esplicitò la propria teoria: tale tipo di differenziazione e ripetizione ordinata delle corde dei quipus era l’elemento chiave nella sintassi dei quipus non numerici. Gli altri componenti principali del paradigama della “serializzazione” dei quipus non numerici erano i nodi legati alle corde pendenti, sistemati su uno schema di colore ripetitivo.
A differenza però dei nodi con base decimale dei quipus numerici, questi avevano un certo valore semantico.
La combinazione di corde di carattere serializzato ed i nodi che portavano formavano unità di tipo ideografico.
I “quipucamayoqs” erano capaci di “leggere” questi “accordi” di colori e nodi in modo simile alla lettura dei segni nei sistemi di lettura più tradizionali basati sulla grafia.
Da quell’amena ed appassionata conversazione e dall’impeccabile unità di convinzioni ed intenti tra i due “Amautas” italiani testé ritrovatisi, prese le mosse più di un progetto…..
Alla luce dell’ultima “metamorfosi” vissuta, della curiosa “coincidenza” di ritrovarsi sullo stesso veliero navigando con unità d’intenti e vento in poppa, verso l’appuntamento del presente con il futuro, furono indotti ad intensificare approfondimento e ricerche meticolose su quel “passato” (testimoniato dai Quipus), fondamentale per arrivare preparati con coscienza e cognizione, al fatidico appuntamento con il futuro.
Moltiplicarono in modo esponenziale le attività accademiche e divulgative creando diversi Observatorios Blockchain sulla falsariga del primo creato da Indiana presso la più antica università delle Americhe, la Universidad Mayor de San Marcos di Lima.
Nonostante Neo fosse ormai in full immersion su smart contacts ed elaborazione di disegni giuridico-legislativi a beneficio dell’asfittica, pigra realtà normativa ed istituzionale dell’amato Perù edIndiana impegnato in generoso tentativo di emulare la moltiplicazione di pani e pesci per soddisfare le legittime esigenze dei collaboratori dell’impresa, entrambi trovarono modo e tempo, rubando quest’ultimo al sonno o al tempo libero, di continuare ad innaffiare quotidianamente il sogno di un “viaggio” che, convennero, pur seguendo una rotta contrassegnata da instancabile lavoro di ricerca ed eminenza accademica, rigorose metodologie di indagine, analisi di dati e proiezioni, avrebbe dovuto creare un veicolo comunicativo semplice, accessibile al colto ed al inclita, al nativo peruviano ed al mondo, motivante ed inclusivo.
Innovativa maniera di rendere scienza ed informazione realmente alla portata della comprensione di qualsiasi mente umana, risaltando ed esaltando gli aspetti rituali, metafisici e sacri senza i quali qualsiasi indagine sul mondo andino (o qualsiasi altro), la sua cosmovisione, regole e principi , leggi e frutti dell’ingegno, sarebbero rimasti sterili tentativi o ardite velleità intellettualoidi fine a se stessi.
Senza dubbio giocava un ruolo anche la “felicità” (perché nasconderlo?) di riscontrare che ricerche e studi tra i più rilevanti sull’argomento fossero stati svolti dal Radicati, novello Raimondi che per amore al Perù scelse di assumerne la nazionalità.
Ancora maggiore era però la coscienza che valorizzare, narrare, comunicare a quanti più peruviani possibile, l’eccellenza di un simbolo autoctono di valore inestimabile, degno di essere dichiarato Patrimonio dell’Umanità, avrebbe sortito il doppio effetto di accrescere il tasso di autostima ed una spinta esponenziale verso l’approfondimento di un valore ancestrale della cui esistenza in quanto peruviani sapevano da sempre per sentito dire ma di cui in realtà ignoravano tutto .
In fondo i due amici presero spunto anche in questo dall’ottica e dalla metodologia del Radicati di non prescindere dalla necessità di rinvenire un codice per l’interpretazione di qualcosa o di qualcuno, ancora meno dall’inevitabile esigenza di sapere entrare, con rispetto ed autorità al tempo stesso, in sintonia con la rispettiva dimensione umana e culturale.
Indiana e Neo sono lieti di partecipare che queste brevi note eseguite a quattro mani, rappresentano un annuncio, anteprima del progetto “Dai Quipus alla Blockchain – un viaggio nel passato incontro al futuro”, in cui attraverso un libro d’imminente pubblicazione, un videoclip ed un documentario di adeguato livello si sviluppa ed esplicita la teoria dei forti legami tra tecnologia Blockchain ed il Sistema dei Quipus, attraverso l’analisi tra l’altro della Yupana (abaco precolombiano), della Quilca (sistema di scrittura procolombiana) ed altri pertinenti elementi……
Santi Mirabella – Massimiliano Nicastro
Principali riferimenti bibliografici::
-Carlos Radicati di Primeglio – “El sistema contable de los Incas” – Lima-Perù
-Carlos Radicati di Primeglio – “Estudios sobre los quipus” – Lima-Perù.
-Consejo Nacional de Ciencia, Tecnologia e Innovacion Tecnologica- Proyecto Quipu- Director Hugo Pereira Sánchez – Editorial CONCYTEC – Lima – Perù. 2011
Grazie, Affidaty!