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Da internet a www: un passaggio fondamentale

Dott. Marco K. SantarellibyDott. Marco K. Santarelli
Dicembre 17, 2020
in Applicazioni reali
Reading Time: 8 mins read
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Index

  • INTERNET E WWW 
  • Rete e WWW: etimologia
  • WWW e Network sociali 
  • WWW e Linguaggi comunicativi 
  • Le sfide per il futuro

INTERNET E WWW 

Due termini che spesso sono accomunati. In realtà rappresentano due cose diverse. 

Nell’appuntamento di novembre (articolo al link qui) abbiamo parlato di come è nata l’infrastruttura che ci permette di poggiare i nostri mattoncini della ricerca e di come questi mattoncini poi diventino casa, quindi di come le nostre informazioni vengono inserite sul web e lo stesso web ci restituisce le informazioni che chiediamo a lui.  

Il WWW o W3 vuole dire World Wide Web, ovvero Rete di Grandezza Mondiale, rete su cui poggiano i maggiori servizi. I servizi sono degli scambi di comunicazione, che diventano informazioni utili, tra noi e il resto del Mondo. Tale comunicazione avviene tramite il protocollo di trasferimento ipertestuale, il cosiddetto http diventato https, dove “s” sta per, in termini molto semplici, “protetto” (in inglese http). 

Questo protocollo è stato progettato dallo scienziato del Cern di Ginevra, Tim Berners-Lee il 12 marzo 1989. Attraverso un paper scientifico [Information management: a proposal] fa diventare la connessione fisica una connessione interconnessa: se fino a quel momento lo scambio di documenti era deputato ad un unico canale e centralizzato con Berners-Lee, e poi una serie di scienziati di tutto il mondo, tale scambio avviene in maniera interconnessa, attraverso un serie di link che rendono la rete interscambiabile e permissiva, permettendo di passare da un link ad un altro. 

Questi link hanno un’applicazione come veicolo, detta browser, che permetteva di arrivare alle comunicazioni da qualsiasi computer e non solo da determinati computer.

Quindi cosa cambia da Internet al WWW? Internet è una rete locale che era in grado di mettere in collegamento tra loro tutti i computer individuati. 

Questi computer sono localizzati, anche se geograficamente lontani, come nodi, ovvero centri diretti di smistamento. Con il WWW la rete diventa globale e i collegamenti sono fruibili da tutti, e non solo da nodi specifici o militari, di quella che diventerà la rete globale.

Rete e WWW: etimologia

Il termine Rete rimanda alla sua stessa etimologia. Quest’ultima deriva dal lat. RÈTE, che il Curtius crede stia per SRÊT-E formato per metatesi sulla stessa base di SÈRT-US, participio passato di SÈRERE tessere (v. Serie, Serto), allo stesso modo che serp-ere confrontato con rép-ere, strisciare (v. Erpete e Serpe). 

Con una simile relazione di idee il tedesco ha netz = got. Ovvero cucire che è affine a filare e tessere. Altri connettono il termine di Rete a RETINÈRE, ritenere. Arnese di filo o fune fatto a maglia per pigliare uccelli, pesci, animali selvatici; fig. Insidia, Inganno; per similitudine Rete come altri arnesi simili per contenere, per riparare. Deriva da Retàre; Retàta; Reticèlla; Retícola; Retína; Rézza; Rézzola [Definizione di “rete”, Treccani].

Quindi Rete come scenario della relazione e del mondo in cui viviamo, in questa declinazione reticolare siamo interconnessi, come detto sopra e si intrecciano ai nostri bisogni fondamentali, come cibo, trasporti, servizi sanitari, telecomunicazioni, rete bancaria, servizi finanziari, istituzioni politiche, sicurezza pubblica. 

Ogni interruzione o perdita di uno di questi servizi può generare un effetto domino e creare veri e propri disastri sugli altri. 

“Rete e anche il termine della pesca, stringhe di corda legata dai nodi, l’acqua che defluisce, il pesce raccolto in barca, figura mitica dei Vangeli all’arena dei gladiatori romani, la tattica dei guerriglieri Swarm (attaccare il nemico da ogni direzione senza mai dare l’orientamento del fronte), alle connessioni della televisione e del web” [G. Caldarelli, M. Catanzaro, Scienza delle reti, Egea, Milano, 2016].

WWW e Network sociali 

Questo scenario genera dei network sociali (unione tra persone) e artificiali (unione tra persone attraverso i social e i device) che coinvolgono situazioni più complesse (hub), individui (nodi) attraverso dei legami (link) [Catene di distribuzione informazioni e disseminazione in cui le stesse informazioni innescano problemi e le chiavi per disinnescarli sono prevenzione e gestione].

Comprendere e tessere queste dipendenze vuol dire comprendere la stessa società, la reciproca dipendenza tra persone e cose. 

In tal senso i sistemi informativi sono proprio quelle strutture che incrociano elementi diversi, ma che fanno parte della società, tenendo conto anche dell’importanza che iniziano a rivestire i legami (deboli o forti che siano) nella struttura sociale e della loro prossima “dipendenza”. 

Un buon esempio in tal senso “viene dallo studio di un problema ecologico che ha avuto grandi implicazioni economiche. 

Negli anni 80 si verificò un crollo nel numero di merluzzi nell’Atlantico Nord Occidentale. Questa carenza fu all’origine di una grave crisi economica che interessò l’industria della pesca canadese; le aziende danneggiate dal problema chiesero un incremento della caccia alle foche, sostenendo che il controllo di questi predatori del merluzzo avrebbero aiutato a fermare il crollo. 

Molte foche vennero così uccise nel corso degli anni 90, ma la popolazione di merluzzi non si riprese. Nel frattempo, ecologi studiarono le diverse catene alimentari che collegano il merluzzo alle foche. 

Alla fine del decennio, ottennero una mappa completa delle molteplici catene che collegano le due specie. Da questa rete particolarmente intricata si deduce che uccidere i predatori di merluzzo non è necessariamente un bene per questa specie. 

Le foche, infatti, sono predatrici di circa 150 specie e molte di queste sono predatrici del merluzzo: riducendo la popolazione di foche non facciamo altro che aumentare la pressione di altri predatori sulle specie che vorremmo difendere” [G. Caldarelli, M. Catanzaro, Scienza delle reti, p.16, ivi].

WWW e Linguaggi comunicativi 

Nel giro di un anno, Berners-Lee mette per iscritto le tre tecnologie che sono le fondamenta del web: 

  • l’html (il linguaggio per la formattazione e l’impaginazione di documenti ipertestuali),
  • la url (l’indirizzo unico che permette di identificare ogni singola risorsa presente in rete) 
  • il protocollo http che permette di recuperare tutte le risorse linkate.

È la nascita del world wide web. 

Il 6 agosto 1991 appare così il primo sito internet della storia, progettato dallo stesso Berners-Lee e che, su un’interfaccia grafica estremamente semplice, divulga qualche informazione tecnica e i primi dettagli sul funzionamento dello stesso web.

All’epoca, ovviamente, le uniche persone a possedere gli strumenti per navigare la nascente rete erano proprio Berners-Lee e i suoi colleghi del Cern. È solo nel 1993, quando viene rilasciato il software per il browser Mosaic (creato da un team guidato da Marc Andreessen), che questa nuova tecnologia inizia a diffondersi al di fuori del mondo della ricerca. 

Mosaic è inoltre il primo browser che permette di visualizzare anche le immagini e che include tutto ciò che oggi è parte integrante di ogni software per la navigazione online: la barra degli indirizzi, i pulsanti di avanti, indietro e aggiornamento della pagina e altro ancora.

Un anno dopo, nel 1994, Berners-Lee fonda il World wide web Consortium (W3C) all’interno del Mit, una società il cui scopo è la creazione di standard che assicurino che tutti i siti del nascente web funzionino secondo gli stessi principi di compatibilità. 

Il web, insomma, si apre al mondo. E il suo inventore realizza che il vero potenziale della rete sarebbe stato sfruttato solo se questa tecnologia fosse stata gratuita e accessibile a tutti: “Se la tecnologia fosse stata proprietaria e sotto il mio totale controllo, probabilmente non sarebbe decollata. La decisione di rendere il web un sistema aperto fu necessaria per renderlo universale. Non puoi proporre qualcosa come uno spazio universale e al tempo stesso mantenere il controllo su di esso”.

La scelta dà vita a un open web, aperto e slegato da logiche commerciali, ne cambia per sempre la storia, trasformandolo in uno strumento accessibile a tutti e consentendo così quell’ondata di innovazione che ha reso la rete uno strumento universale e decentralizzato, a cui chiunque può prendere parte.

Le sfide per il futuro

Ecco che ne deriva un universo di informazione libero, aperto a tutti e confusionario, in cui intervengono i primi motori di ricerca per portare ordine. 

Nel 1994 nasce così Yahoo grazie ai due studenti David Filo e Jerry Yang, uno strumento per indicizzare le pagine del web, ma che risulta, nella sua versione originaria, difficile da aggiornare e tenere a bada per l’incremento giornaliero dei siti online. 

Tre anni dopo, il 15 settembre 1997, appare un nuovo motore di ricerca che sfrutta le parole chiave e la gerarchia dei contenuti, facendo riferimento ai link ad essi legati appunto, così come si fa nel mondo accademico con i paper, per il reperimento delle informazioni sulla piattaforma web Google. 

Grazie a Yahoo e Google si assiste a un vero e proprio boom economico della rete, ma ben presto, con l’arrivo dei primi colossi digitali e successivamente dei social network, si passa dall’internet decentralizzato di Berners-Lee ad uno composto sempre più da grandi piattaforme commerciali, che, dopo aver inglobato le informazioni all’interno dei cosiddetti walled garden,le rendono disponibili solo a fini commerciali. 

Da qui allo step successivo della rete come invasione di tutti i nostri settori della vita il passo è stato breve. 

Nel frattempo, e prima del WWW, nasce la cibernetica, che con il concetto di Infrastrutture Critiche e Digital Transformation, a sua volta diventa il must dei nostri giorni. 

Ma questa è la prossima storia…

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Marco Santarelli
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Semiotics and IoT
Chairman of Research and Professor Poliarte

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