
Il mercato, qualche numero
Il presupposto essenziale per analizzare questo argomento, è capire che il mercato dell’arte è oggi un settore commerciale sempre più dominato da classi sociali economicamente “elevate”, capaci di vedere in esso anche (o soprattutto) un mezzo di investimento.
In termini tecnici si parla di “HNWI”, cioè di “High Net Worth Individual”, le cosiddette “élite super ricche”.
- Very HNWI, coloro che hanno disponibilità economiche superiori ai 5 milioni di dollari.
- Ultra HNWI, coloro che hanno disponibilità economiche superiori ai 30 milioni di dollari.
Questa “classe economica” non è certamente da sottovalutare: basti pensare che nonostante il rallentamento dell’economia mondiale, nel solo 2019 è stato registrato un incremento del 9% a livello globale della popolazione HNWI e della propria ricchezza, come rilevato da Capgemini nei suoi report al link qui.
Deloitte, in un suo report consultabile al link qui afferma che “si stima che il valore investito in arte e oggetti da collezione da parte degli UHNWI che nel 2016 ammontava a 1.600 miliardi di dollari, ammonterà a 2.700 miliardi entro il 2026.
Questo dato, da solo, fa capire come vedere il mercato d’arte come mero collezionismo sia piuttosto riduttivo: sta inesorabilmente trasformandosi in una fonte di investimento, sempre più a appannaggio delle classi economicamente più elevate.
In una propria analisi del mercato consultabile liberamente al link qui, Artslife evidenzia come nel solo anno solare 2019 il mercato pubblico d’arte abbia raggiunto 64 miliardi di dollari, con un aumento delle vendite private.
Il fenomeno delle vendite d’arte online si è attestato sui 5.9 miliardi di dollari: questo canale è quello maggiormente usato dagli HNW millenial.
- il 92% ha acquistato online
- 36% dei collezionisti HNW millennial che hanno acquistato online hanno pagato oltre 50.000 dollari per l’opera aggiudicata
- il 9% dei collezionisti HNW millennial che hanno acquistato online hanno pagato oltre 1 milione di dollari per l’opera aggiudicata.
Da più parti (come fa la stessa Deloitte al link qui) quello dell’arte viene definito come un mercato che manca di trasparenza, se si fa eccezione per lo scambio di pezzi famosi, come il caso dei 450 milioni di dollari per l’opera Salvator Mundi di Leonardo da Vinci.
Il mercato è dominato da grandi intermediari come le case d’asta Christie’s e Sotheby’s, che monopolizzano l’80% del mercato secondario, ovvero dopo la prima vendita a valle della creazione.
Le transazioni: rischi, problemi e figure coinvolte.
Come sottolineato da Mario Mancini e Nicola Attico nel loro articolo al link qui, “le transazioni avvengono attraverso aste e contrattazione personale, ed è molto difficile stimare un prezzo equo per le opere d’arte più o meno famose.”
Con una trasparenza sempre più portata al limite sono presenti rischi di frodi, illeciti, evasione fiscale e riciclaggio di denaro.
Non è da sottovalutare che oltre al venditore, al compratore e agli intermediari, anche l’autore è coinvolto nella transazione in quanto, sotto molte legislazioni, ha diritto a una royalty, che viene pagata all’artista per i settant’anni successivi in percentuale rispetto al prezzo pagato per l’opera.
Applicazione blockchain nell’arte.
È facile quindi comprendere che per i beni immobili come le opere d’arte, questo mercato possa rappresentare un ecosistema ideale per l’introduzione di una tecnologia innovativa, al fine di semplificare le transazioni, rendere maggiormente visibili le attività e democratizzare l’accesso agli investimenti.
La Blockchain nell’arte quindi viene indicata da molti professionisti del settore quale unica vera soluzione alle problematiche sopra citate; ma è indispensabile capire di che cosa si tratta per contestualizzarla e metterla al servizio “dell’Arte” e dei suoi operatori.
Dopo tutto la BlockChain (spiegata tecnicamente al link qui) non è altro (semplificando il tutto al massimo) che un registro decentralizzato, distribuito e immutabile, come Affidaty S.p.A spiega in un particolare video nell’articolo al link qui.
Per la Blockchain nell’Arte ad oggi sono state individuate tre principali linee di utilizzo
Blockchain Digital Art (arte digitale)
Si definisce “Digital Art” quella particolare arte nata con lo scopo esclusivo di essere costruita totalmente al computer ed esser riproducibile solo e soltanto tramite supporti digitali.
Il valore aggiunto che la tecnologia blockchain apporta ad essa consiste nel certificare e controllare la sua distribuzione grazie all’uso degli strumenti insiti della blockchain stessa: una tutela per Artisti e Collezionisti.
Art Business Solutions
Blockchain Art Business Solutions sono procedure operative a supporto del sistema e del mondo dell’arte, che riguardano provenienza, tracciamento dello storico delle opere d’arte e la loro gestione, incluse verifica dell’autenticità.
Tokenizzazione opera d’arte
Tokenizzazione, ossia la cartolarizzazione di un bene di lusso, in questo caso un’opera d’arte.
Per cartolarizzazione si intende la suddivisione in più parti di un bene unico: la Blockchain permette questa suddivisione, la possibilità di vendere un’unica opera in piccole quote di proprietà aprendo l’opportunità a un mercato più liquido e più grande, offrendo dei veri e propri microtitoli di proprietà, il cui obiettivo è quello di creare un mercato secondario dell’arte, al pari di quello della Borsa nel quale sia possibile vendere questi titoli e fare dei passaggi di proprietà.
Blockchain nell’arte: un mezzo per lo scopo
Quelli appena evidenziati sono tre aspetti che racchiudono l’intero ecosistema dell’Arte.
Al di là degli aspetti tecnici, la Blockchain nell’arte può essere una soluzione per la tutela degli artisti e del diritto d’autore, così come una sicurezza per i collezionisti nella gestione delle proprie raccolte e un valido strumento per gli operatori del settore.
La Blockchain nell’arte potrebbe essere una soluzione a differenti problematiche, uno strumento valido che merita studio e approfondimento.
Una soluzione alla quale è necessario non arrivare impreparati poiché ,come accade spesso, non è lo strumento in sé e per sé che fa la differenza, bensì il “come lo si usa”. La blockchain, nonostante sia una tecnologia estremamente dirompente, va saputa usare e settare in base all’ecosistema in cui interviene ed agli scopi che essa deve perseguire.
Andy Warhol, che ha una citazione buona per ogni occasione, diceva: «Art is anything you can get away with». C’è chi traduce la frase con «l’arte è qualcosa che ti permette di cavartela sempre».
Altri invece traducono meno alla lettera con «è arte tutto ciò che riesci a vendere ai “gonzi” come tale» … voi senza un serio utilizzo della Bc da che parte state?