
Affidaty nasce nell’aprile del 2016 dall’idea di Dane Marciano, CEO e Founder della società che, insieme ai 4 soci co-fondatori Niccolò Quattrini, Riccardo Setti, Marco Balduini, Jacopo Perillo e alla loro determinazione, oggi può dirsi autrice di soluzioni innovative e rivoluzionarie volte all’identificazione e all’approfondimento delle più moderne tecnologie di gestione e condivisione dei dati.
Nel 2017, Affidaty, si trasforma in una Società per Azioni consolidandosi sul mercato e sviluppando la propria tecnologia, tanto che nel novembre dello stesso anno diventa anche co-founder, assieme a colossi multinazionali e allo stato del Lussemburgo, di Infrachain, organizzazione che intende promuovere ogni utilizzo e applicazione della tecnologia blockchain in ambito Data Protection (GDPR).
Come nasce un’idea…
Tutto ebbe inizio nel 2007, quando decisi che sarei diventato il più grande costruttore edile che l’Europa avesse mai visto… A quel tempo fui promotore dell’iniziativa Gruppo Leonardo Toscano che vide la sua fondazione nel 2008 nella forma giuridica di consorzio e cominciai a lavorare nel settore edile come General Contractor. Furono anni meravigliosi per la mia carriera, niente sembrava contrastare il mio sogno a quel tempo. Non passò molto che fummo incaricati di svolgere lavori prestigiosi e di grande gratificazione e tutto sembrava andare nella direzione giusta.
Tuttavia, gli anni funesti e la crisi si fecero sentire sempre più e cominciammo ad avere ritardi nei pagamenti e, con il tempo, questo creò sempre più problemi nelle aziende consorziate. Le scarse finanze cominciavano a compromettere le relazioni societarie logorando l’animo della azienda fino alla sua disfatta che avvenne nel 2012. Vidi infrangersi un sogno a causa della mancanza di strumenti tecnologici che avrebbero potuto aiutare molte aziende del settore edile a sopravvivere…
Questa esperienza mi investì come un treno in corsa: non ritenevo plausibile che al tempo degli smartphone con riconoscimento digitale vi fosse ancora la possibilità di nascondere la scarsa responsabilità finanziaria di soggetti commerciali.
L’amarezza di questo fallimento mi portò a Tallinn in Estonia dove, per affari, ebbi il piacere di conoscere italiani che si erano trasferiti in questo territorio pieno di opportunità. Passai lì alcuni giorni con persone competenti che mi mostrarono i vari cantieri in via di realizzazione.
Una mattina, poco prima di ripartire per l’Italia, io e uno dei soci di questa iniziativa facemmo colazione insieme e, uscendo per raggiungere l’aeroporto, mi accinsi ad attraversare la strada fuori dalle strisce pedonali per raggiungere la sua auto velocemente. A quel punto mi sentii afferrare il braccio, mi arretrai stupito e, curioso di questo gesto, domandai perché mi avesse impedito di attraversare. Così, mentre passeggiavamo per strada, egli mi disse che a Tallinn, come in tutta l’Estonia, vi è un rispetto profondo per le regole e che, con molta probabilità, mi avrebbero investito se non avessi rispettato le segnalazioni semaforiche.
Ci avviammo in prossimità del semaforo e, a quel punto, egli portò la mia attenzione verso una locandina gratuita locale presente in tutti i punti di raccolta quali fermate dell’autobus e attraversamenti pedonali. Indicando il quotidiano mi disse che in Estonia vi è addirittura una “gogna” dove vengono recensiti tutti coloro che commettono infrazioni del codice della strada, mancati pagamenti, e varie scorrettezze verso la società; mi racontò le usanze del territorio ed io che ascoltavo con attenzione fui illuminato da queste abitudini locali…
Pensai che se questo tipo di attitudini fossero state presenti anche in Italia forse, quanto era accaduto, non sarebbe successo.
Propositi
Il viaggio a Tallinn cambiò profondamente il mio modo di vedere le cose e decisi che dovevo fare qualcosa per contribuire ad un problema che persisteva a molti livelli della società. La dematerializzazione dei confini, del denaro e delle relazioni sociali stava portando alla perdita totale di valori sui mercati. Giacché in disgrazia delle mie precedenti esperienze mi resi conto che allo stato attuale delle cose, le interazioni sociali badavano più all’apparenza che alla sostanza, fino al punto che non contavano più né l’onore né la dignità individuale. Fu questo il momento in cui, ricordando quanto accadeva a Tallinn, ebbi un’illuminazione e pensai che se ci fosse stato un modo per tracciare i pagamenti commerciali in via digitale, molte disavventure si sarebbero potute evitare. Quindi, armato di coraggio, cominciai a studiare possibili soluzioni con la volontà di riportare nelle relazioni sociali uno strumento volto a favorire Lealtà, Correttezza, Trasparenza e Buonafede. Non passò molto che mi imbattei nel modello di Centrale Rischi Bancaria, dove potei apprendere le tecniche utilizzate dalle banche per proteggersi l’una con l’altra dai cattivi pagatori. Cosi, coinvolsi un commercialista, un avvocato e un economista per dibattere quanto avevo pensato di realizzare.
Affrontammo lunghe discussioni sui possibili risvolti negativi di questa avventura, tuttavia non importava, i propositi erano troppo più forti dei rischi.
Cominciammo a lavorare sodo per costruire sulla carta un framework che consentisse di inviare un contratto e tracciarne il pagamento in modo oggettivo: studi e studi di architettura informatica ci resero presto chiaro quanto fosse complicato il realizzare un software…
Tuttavia, dopo mesi di lavoro, a fine 2015 avevamo un’architettura che almeno sulla carta avrebbe potuto risolvere il problema dei pagamenti tracciando le obbligazioni sostanziali dei contratti e i rispettivi pagamenti in scadenza, in modo da rendere possibile una centrale rischi commerciale.
Infatti, tutto nacque inizialmente da una semplice conclusione: se le banche si proteggono identificando i pagatori in un circuito d’informazione collettiva, perché questo non può essere fatto anche per chi affitta un immobile, presta un servizio commerciale o offre prestazioni professionali?
Quindi fondammo Affidaty con il proposito di contribuire alle relazioni commerciali.
Possibili soluzioni CR commerciale
Eravamo già nell’era dei Big Data eppure non vi erano dati sulla responsabilità finanziaria a livello commerciale e pertanto pensammo ad una architettura che, attraverso una innovativa forma di commercio digitale, contribuiva alla generazione di informazioni con un protocollo “Rating”, ovvero un sistema che permettesse operazioni digitali tramite un processo di tracciamento delle obbligazioni contrattuali. Un soggetto appaltatore inviava il contratto a un soggetto contraente e quando venivano versati i pagamenti il sistema registrava la transazione avvenuta con successo secondo le regole contrattuali in maniera oggettiva.
“La Track Record History dei pagamenti del debitore, di esclusiva proprietà di quest’ultimo, sarebbe stata registrata in un apposito cassetto all’interno del suo ID, dove sarebbe rimasta protetta dalla crittografia più sicura, fino a che egli stesso non avesse deciso di far evincere la sua storia acquisti creditizia commerciale ad un altro soggetto”. Il sistema doveva essere un ecosistema ternario programmabile e standardizzato definito “Pay-Contract-Rating” che avrebbe dovuto facilitare il rapporto commerciale “on demand” tra i traders in modo sicuro e globale e che avrebbe dovuto consentire di negoziare condizioni commerciali tracciandone gli esiti e generando valore.
Come funzionava:
Pay:
Era il
protocollo che permetteva trasferimenti di valore (PAGAMENTI) tra soggetti
attraverso lo scambio di asset, previa definizione delle regole di scambio nel
contratto digitale.
Contract:
Era la parte
del sistema che permetteva a chiunque di scrivere le regole d’ingaggio
consentendo ad un soggetto venditore di registrare digitalmente le obbligazioni
sostanziali permettendo di scrivere i termini e le condizioni di fornitura e
pagamento del contratto.
Rating:
Il match
delle obbligazioni di pagamento ed il pagamento stesso avrebbero generato
un’informazione organizzata in un formato unico, comprensibile e
riutilizzabile.
Con questo
sistema sarebbe stato possibile garantire la permanenza dei dati sulle
abitudini di spesa aprendo nuovi scenari di mercato su tutti i livelli. Dalle
relazioni commerciali internazionali, agli studi sulle tendenze e i consumi,
fino alla previsione statistica degli scenari economici.
Con il senno di poi ricorda molto Libra…
Analisi
A fine del primo ciclo di lavoro avevamo in mano una soluzione concreta che potevamo sviluppare e rendere accessibile a tutti liberamente, tuttavia qualcosa non andava, il sistema non decollava, riceveva obiezioni di vario genere nonostante fosse effettivamente necessario: le persone non si fidavano ad utilizzarlo e quindi decidemmo di avvalerci di consulenza esterna coinvolgendo una partner di Deloitte che, a titolo amichevole, ci concesse un tavolo challenger con alcuni tecnici esperti di sistemi informatici e controlli di gestione.
Lo ricordo come il tavolo delle 100 domande in cui diedi 99 risposte corrette tranne una, la centesima:
“Perché dovrei mettere i miei contratti nella tua banca dati? Chi garantisce la riservatezza, Affidaty?”
A questa domanda, da imprenditore non potevo esimermi dal fatto oggettivo che sarebbe stato come chiedere di raccontare alla nostra azienda ogni segreto commerciale: i clienti avrebbero dovuto concederci un enorme fiducia per accettare questa condizione ed era una richiesta inaccettabile da parte di chiunque…
Come potevamo fare?
Tornammo al tavolo di lavoro consapevoli che doveva cambiare qualcosa affinché questo progetto vedesse la luce. Il problema era la fiducia, non potevamo chiedere alle aziende di riporre in noi così tante aspettative poiché non ci avrebbero mai concesso una così grande responsabilità.
Fu allora che il Prof. Andrea della Croce ci suggerì per la prima volta la tecnologia blockchain come possibile soluzione al problema della fiducia.
Alla scoperta della Blockchain
Cominciammo ad indagare studiando le poche informazioni disponibili a quel tempo: pagine piene di niente…
Arrivammo zoppicando al W.P. di Bitcoin scritto da Satoshi Nakamoto che, seppur discorsivo, era veramente complesso da comprendere… Dopo giorni di analisi di questo documento, interpretammo il potenziale tecnologico di base e decidemmo di utilizzare questa tecnologia che prometteva di risolverci il problema della fiducia…
Cosa era cambiato Davvero
Niente di nuovo rispetto a ciò che facevano e fanno aziende come Mastercard, Visa, Union-Pay, ecc., da decenni…
Fino a prima dell’avvento tecnologico della blockchain promosso da Satoshi Nakamoto, infatti, vi era una concezione di sicurezza basata su sistemi centralizzati che, per essere mantenuti attivi, avevano ed hanno dei costi enormi da sostenere, atti a garantire efficienza delle comunicazioni, sicurezza dei sistemi e garanzia che non vi sia un furto o una manomissione.
A queste caratteristiche dobbiamo aggiungere il fattore credibilità, ovvero la “Fiducia”, che diamo a queste infrastrutture deputate a determinare con esattezza “dare e avere” delle parti.
Per fare un esempio semplice, immaginiamo quanto dobbiamo essere credibili per essere autorizzati a tenere il registro di tutte le spese effettuate con una carta di debito o di credito a livello internazionale… per questa ragione, dietro a queste grandi aziende vi è sempre una componente statale; nel caso di Mastercard e Visa sono FED e MFI, ovvero le uniche autorità riconosciute dagli istituti di credito e dalle banche in generale come affidabili.
In parole povere quando un possessore di carta spende dei soldi in un negozio in qualunque parte del mondo con una carta di credito o di debito su circuito Mastercard o Visa, questa transazione viene annotata sul registro centralizzato e inaccessibile al fine di consentire un accesso alle banche cui è riferita quella transazione specifica, consentendo loro di calcolare con esattezza quanto prelevare dal conto dell’emettitore di denaro e trasferirlo con successo al conto del ricevitore dal quale è stato effettuato l’acquisto con denaro elettronico.
Ovviamente questa gestione comporta dei costi enormi di mantenimento delle infrastrutture, delle linee di comunicazione e della gestione organizzata e, per questa ragione, la tecnologia del registro di fiducia è stata applicata solo al mondo del denaro, poiché solo esso poteva giustificare costi così alti per la gestione sicura di asset digitali.
Con la tecnologia Blockchain questo costo è passato da 100 a 10 e, grazie a questa riduzione di costi, lo stesso processo può essere applicato in campi dove prima non era sostenibile.
Infatti, l’importante cambiamento che la tecnologia Blockchain porta con sé affonda nel paradigma “dell’Autorità”, ridefinendo i modelli di “Fiducia” in scenari che renderebbero possibili infiniti “Concept” capaci di coadiuvare nuove architetture sostenibili in migliaia di scenari.
Gli Smart-Contract infatti, essendo protocolli sicuri e inviolabili, permettono di scrivere in Blockchain tramite regole predefinite e applicate in autonomia dagli algoritmi della Blockchain stessa e, qualunque regola venga data a questi contratti intelligenti, essi faranno sempre il loro lavoro in modo impeccabile ed inviolabile. In conseguenza a quanto detto, questo scenario ha conquistato la vetta delle tecnologie più discusse durante gli ultimi 5 anni.
Come Potevamo usare questa tecnologia
Abbiamo cominciato quindi ad avventurarci verso l’utilizzo di questa tecnologia, da principio su Bitcoin, ma purtroppo non gestiva gli Smart-Contract che erano essenziali per il nostro protocollo Pay-Contract-Rating, quindi siamo passati ad Ethereum e abbiamo lavorato alla definizione sistematica dei principi di base fino a raggiungere la parte Pay, dove ci siamo accorti, tramite un calcolo semplice, che non era sufficientemente veloce per sostenere i numeri che avremmo potuto raggiungere con poche decine di aziende…
Quindi siamo giunti alla conclusione che le poche catene pubbliche disponibili (Ethereum, Bitcoin, ecc.) portano con sé dei limiti significativi che non hanno permesso l’espansione di questa tecnologia in ambito industriale come prometteva inizialmente tutto il complesso tecnologico della blockchain.
Queste tecnologie pubbliche non sono sufficientemente Veloci e quindi non sono applicabili al mondo dell’industria, dove invece ce ne sarebbe più bisogno; non permettono pagamenti in Valuta FIAT, quindi le aziende si trovano costrette ad aprire conti in paesi che ne riconoscono valore legale; non forniscono certezza di chi siano i responsabili delle strutture ove risiedono i nodi, quindi il registro, che, anche se anonimo, potrebbe essere amministrato ovunque e in modo incontrollato fino al punto che potrebbe addirittura divenire nuovamente centralizzato in grandi miniere che ne deterrebbero il controllo come ad esempio Genesis Mining e Bitmain, che già adesso detengono una buona parte del consenso.
Questo avviene per una semplice logica economica: se tutti possono diventare minatori, i minatori più ricchi saranno sempre più grandi ed incentiveranno sempre di più i piccoli minatori ad aggregarsi nella loro mining farm come minatori in cloud, poiché avranno meno gestione, meno costi individuali di energia e meno problemi amministrativi, quindi, con molta probabilità, tutto si riconcentrerà nelle mani di pochi eliminando il beneficio che questa tecnologia prometteva al mondo.
Questo non è l’unico problema: dobbiamo aggiungere il fattore sostenibilità che, come potete leggerete qui, rappresenta un vero e proprio spreco inutile di risorse: le transazioni costano troppo e non permettono di svolgere attività sistematiche su singoli hash, bensì solo a blocco limitando quindi l’applicazione a processi aggregati.
A questo punto diviene sempre più chiaro come mai nonostante le mille promesse di questa tecnologia non ci fossero stati fenomeni dilaganti al di là delle criptovalute…
Capimmo così che le blockchain pubbliche non potevano sostenere scenari complessi di vita reale a causa dei limiti significativi a livello tecnologico che nascondevano in seno.
Tutto questo mise la nostra azienda nella costrizione di valutare tecnologie alternative come le blockchain private, perciò passammo dall’una all’altra nella speranza di trovare soluzioni che permettessero di realizzare il nostro proposito tecnologico con successo e, quindi, cominciammo ad approfondirle prima che venissero definite “DLT”; così, passando dalle complesse interfacce di grandi società, ci imbattemmo in scenari incomprensibili e privi di trasparenza, intuendo subito che qualcosa non quadrava.
Difatti, approfondendo a più livelli la questione, ci rendemmo conto che questi concept privati altro non erano che una buona ragione per vendere “Cloud” a peso d’oro.
Ci apparve chiaro da subito, perlustrando la documentazione contrattuale, che rendevano disponibili dei portali developer, previa accettazione della stessa documentazione, che consentivano l’accesso alle infrastrutture.
Da questi documenti si evince infatti i propositi societari e la gestione delle responsabilità a vari livelli, come ad esempio la distribuzione dei nodi e la Centralizzazione della governance.
A questo punto, capimmo che non aveva senso usare questa tecnologia che, centralizzando il controllo delle infrastrutture, riportava la componente della fiducia ad un singolo soggetto al costo esorbitante di decine di migliaia di euro l’anno anche per una Start-up come la nostra…
Mele & Pere
Dovevamo operare una scelta: mandare tutto a monte e dedicarci ad altro oppure perseverare e trovare una soluzione alternativa.
Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo lavorato sodo per capire cosa fare… alla fine di una lunga serie di analisi, trovando una possibile strada teorica, ci confrontammo a lungo su come dovevamo programmare la catena e le varie interfacce. Poi, un giorno, l’assemblea decisiva: ci trovammo in riunione con tutte le risorse tecniche disponibili al quel tempo e, in estemporanea, parlammo a lungo sul da farsi…
Ore e ore a discutere di quanto fosse complesso intervenire su questo tipo di codice, sui rischi economici che ne sarebbero conseguiti se avessimo fatto scelte che non avessero funzionato.
Prese la parola uno dei nostri storici programmatori e, con sguardo perplesso, mi disse:
“Dane, tu vuoi mischiare mele e pere in una tecnologia che non conosce quasi nessuno, è una scelta rischiosa”.
Preso dall’entusiasmo decisi che non avrei dovuto farmi influenzare dalla bella prospettiva di divenire fornitore della tecnologia di base e, con fare lascivo, decisi che mi sarei preso qualche giorno di riflessione prima di decidere… Il giorno successivo chiesi un segno all’ignoto, la domanda era semplice, mischio mele e pere consapevole di non avere abbastanza risorse finanziarie per questa avventura, oppure cambio rotta e adatto la nostra struttura alle tecnologie esistenti portandomi dietro i loro limiti? Passarono i giorni e venne il fine settimana, durante il quale passò a trovarmi mia madre. Parlammo a lungo sui propositi che risiedevano in cuor mio al riguardo, le chiesi consiglio e lei mi rispose che dovevo fare ciò che mi sentivo… Si fece tardi, quindi decisi che l’avrei accompagnata alla macchina che distava poche decine di metri dal mio garage. In prossimità della sua auto intravidi un quadro abbandonato proprio lì a fianco, c’erano vetri rotti a terra e la cornice era un po’ malmessa. La mia curiosità superò il pregiudizio e lo girai per vedere cosa raffigurasse…
Incredibilmente il quadro era una raffigurazione bidimensionale nero su bianco di mele e pere…
Non esitai nemmeno un istante, fotografai il quadro e lo mandai al nostro product manager dicendogli con stupore cosa era accaduto… ci telefonammo e gli dissi che
questo era il segno che cercavo e che il da farsi ormai era chiaro: avremmo affrontato la Valle della Morte…
Entusiasti e stupiti mettemmo subito in ordine le idee per cominciare questa avventura a fine 2016… da allora abbiamo sofferto e lavorato sodo senza guardare l’orologio, giorni pieni di riunioni interminabili e telefonate a qualunque ora del giorno e della notte per coadiuvare questo progetto.
Resilienza era la parola chiave: con passione abbiamo lavorato anni cercando di rendere scalabile una tecnologia che prometteva di offrire al mondo una via alternativa al cloud e alla “fiducia centralizzata”, che consentisse di gestire le informazioni tramite processi organizzati da contratti autonomi, gli Smart-Contract.
Il quadro oggi lo teniamo nella nostra sala riunioni come monito che volere è potere…

Nascita di T.R.I.N.C.I. & Independentchain
Il nostro modello di blockchain ideale, “Trust Rating International Network Central Intelligence”, opera in modo multidimensionale astraendo le funzioni pur mantenendo un codice di base unico e una scalabilità by default in una filosofia strutturale sinottica.
È in grado di mettere in comunicazione Smart-Contract secondo criteri deterministici, demandando le funzioni fiduciarie alla blockchain.
In sostanza permette di creare Smart-Contract interattivi che contengono molte funzioni diverse.
Un sistema intelligente che offre un’alternativa al modo convenzionale e di programmare :
Ratio, -ōnis
• • • • •
Definizione degli elementi Ordine funzionale
Schemi interfunzionali Moduli
Loop (->∞ combinatorio)
La consapevolezza che potevamo fare molto di più con questo motore
Ad un tratto ci eravamo resi conto che potevamo fare molto di più con questo motore, che non c’erano limiti all’immaginazione, che ogni cosa era concepibile su questo modello tecnologico… Perciò, abbiamo cominciato a pensare in grande, molto più in grande…
Ci siamo immaginati un modello per interconnettere le persone a più livelli sociali, intervenendo su protocolli esistenti con l’obiettivo di conseguire benefici tangibili nei processi:
- Riduzione dei costi / riduzione degli sprechi / recupero di risorse perse o disperse;
- Consolidamento del fatturato / consolidamento dei margini / consolidamento del mercato;
- Aumento del fatturato / aumento dei margini / aumento del numero di clienti.
A questo punto, avevamo raggiunto la consapevolezza che avere il motore non bastava, dovevamo realizzare una struttura di nodi in linea con le normative per essere appetibili dall’industria e, quindi, ci siamo messi a lavoro per realizzare una macchina (l’hardware) che fosse capace di performare su consumi energetici, capace di lavorare a varie temperature, ecc.. ecc.
Perciò ci siamo rimboccati le maniche ancora una volta e siamo tornati al tavolo da lavoro e alla fine, dopo molti tentativi, abbiamo raggiunto l’obiettivo.
Ricordo come fosse oggi il giorno in cui ero in Argentina a Buenos Aires per il G20 del 2018 quando mi chiamarono dal concilio di menti esordendo con queste parole:
“Ci siamo superati Boss, i risultati dei test danno stabilità ed efficienza a più del doppio delle nostre stime”.
Fu un momento di gioia imparagonabile, il sogno si faceva sempre più reale, avevamo il primo prototipo di nodi in linea con le normative CE che permetteva la distribuzione e la decentralizzazione delle infrastrutture senza compromettere la stabilità.
Potevamo finalmente realizzare una struttura decentralizzata e certificata composta da nodi ottimizzati per altissime prestazioni a bassissimo assorbimento energetico che avrebbe permesso di minare T.R.I.N.C.I. guadagnando…
Da qui l’ispirazione …
La Sinossi centralizzata ci ha ispirato
La sinossi centralizzata è stata una grande innovazione nel mondo digitale: colossi come Google ne hanno dato esempio con l’interazione delle loro applicazioni.
La più comune riguarda l’interazione tra Calendar e Maps, applicazioni dello stesso soggetto (centralizzate a livello cloud ) che, comunicando tra loro, permettono di suggerirti quando è il momento di partire per raggiungere in orario il luogo di destinazione messo in agenda.
Apparentemente potrebbe sembrare una cosa da poco, tuttavia non è cosi… Infatti, i geni di Google hanno costruito un’architettura atta a consentire questo scenario molto prima di avere le mappe di tutto il globo civilizzato. Era una Visione …
Infatti, questi sono propositi che principiano nelle fondamenta dei sistemi informatici, non si possono predisporre successivamente.
È altresì vero che, nonostante siano gli autori di questo concept, con molta probabilità non hanno individuato tutte le potenzialità sinottiche delle loro infrastrutture connesse; con ciò, non possiamo comunque fare a meno di riconoscergli il merito di aver ispirato nuovi modelli di pensiero basati su questa illuminante modalità d’intercessione tra applicativi, finalizzata all’efficientamento delle risorse disponibili.
Infatti, in questo caso specifico, la sinossi porta un grande vantaggio nella gestione del tempo, grazie all’interazione tra:
1) Destinazioni
2) Orari di arrivo
3) Traffico
4) Mezzi di trasporto scelti
Grazie a questo modello sinottico, Google, in una rete complessa di informatizzazioni, è in grado di suggerire l’ora di partenza identificando il percorso migliore per te.
Una telemetria in costante comunicazione che, scambiando dati in tempo reale, consente di abbattere i tempi di percorrenza armonizzando le dislocazioni terrestri. Questo è solo un esempio di sinossi, oggi abbiamo centinaia di sistemi simili interconessi per le più svariate applicazioni d’uso.
Ve ne sono in campo civile, militare, sicurezza, trust ecc… tutte attività che interagiscono all’interno di un circuito proprietario che, in alcuni casi eccezionali, possono essere accessibili attraverso protocolli di scambio informazioni di tipo API o REST. È chiaro che per mettere in piedi un modello come al punto precedente vi sono costi enormi da sostenere da parte dei soggetti che intendono realizzarli e, per questa ragione, nonostante l’avvento di questo modello tecnologico sia una delle più grandi innovazioni del secolo, non è possibile forzare la sua crescita ed espansione se non grazie a colossi miliardari che, se pur tali, riescono ad implementare molto lentamente queste infrastrutture. Di aziende ricche di risorse finanziarie ve ne sono molto poche in tutto il modo e ancora meno sono quelle disposte a fare investimenti che abbiano un rientro a lungo termine in prospetti di rientro a 20 o più anni… Per questa ragione, la sinossi non sarà sufficientemente veloce rispetto al bisogno del pianeta di beneficiarne il prima possibile.
La sinossi decentralizzata è la nostra missione
Uno scenario capace di trarre vantaggi dalle interazioni collettive applicando la sinossi alle reciprocità peer-to-peer organizzando tutte le interazioni collettive di un ecosistema, in un’architettura multidimensionale che apre la strada ad una nuova concezione dei sistemi informatici. Un modello capace di offrire nuove opportunità di organizzazione sociale favorendo una nuova era digitale di connessioni intelligenti che trasformino gli scarti delle interazioni in funzioni utili e accessibili…
Questa filosofia tecnologica mette in comunicazione mondi separati, creando sistemi integrati che prima di T.R.I.N.C.I. non potevano essere immaginati.
Infatti, se la tecnologia di base è sufficientemente performante come T.R.I.N.C.I. e rispondente alle esigenze di questo modello, il principio è attuabile in scala globale molto velocemente.
Grazie a questo nuovo paradigma tecnologico chiamato blockchain, noi abbiamo visto la possibilità di concentrare la forza di intere comunità in un autonomo e indipendente sistema capace di coinvolgere e sostenere interazioni su scala globale, contrastando la scarsa capacità di scalare un modello complesso come la sinossi.
Grazie a questa visione abbiamo lavorato con l’obiettivo di consentire l’espansione potenziale da un’unico grande soggetto (X) a N soggetti (tutti)…
In Affidaty abbiamo lavorato per anni con l’obiettivo di potenziare la struttura profonda della Blockchain, rendendo possibile un modello sinottico decentralizzato volto ad interconettere gli scenari consentendo una sinergia deterministica su scala globale, volta a coadiuvare la finalità di risparmiare risorse, abbattendo gli sprechi, le dispersioni e consentendo di riutilizzare risorse in modo sistematico e sicuro in un concetto che noi abbiamo definito Faretra.
Gli Smart-Contract della Faretra, infatti, non sono delle applicazioni volte ad offrire servizi, bensì degli ecosistemi con dei propositi precisi che possono essere qualificati come strutture interconnesse che coadiuvano vantaggi nella vita reale, rendendo possibile la distribuzione deterministica dei carichi di lavoro e di guadagno in una comunità interattiva che esercita la propria attività in sinergia.
Le interazioni collettive organizzate dagli Smart-Contract permettono di gestire le varie attività in modo sostenibile, consentendo ad una collettività di collaborare asimmetricamente senza gravare nessuno di responsabilità, mettendo a frutto nel flusso economico ciò che nel normale svolgersi delle attività viene perduto per assenza di sistemi tecnologici che consentirebbero di recuperare risorse disperse incentivando il progresso ed il benessere dell’umanità in modo sostenibile.
Questo modello, quindi, lo si può descrivere scientificamente come una sinossi decentralizzata che apre a sconfinate possibilità di sviluppo rispetto a quelle possibili in una sinossi centralizzata.
In questo modello non vi sarebbe un limitato numero di applicativi poichè, nella sinossi decentralizzata su blockchain, ogni Smart-Contract diviene un applicativo che può essere connesso ad un altro secondo prerogative deterministiche.
Quindi, un esempio di quello che si può fare a favore della sostenibilità nell’infinito e sconfinato mare della sinossi decentralizzata è la digitalizzazione di documenti che ancora oggi non possono essere dematerializati.
Ad esempio, basti pensare a quanti documenti cartacei gestisce una banca o un’assicurazione, oppure un ufficio amministrativo in genere: parliamo di tonnellate e
tonnellate di risme… La certificazione digitale dell’identità non è niente di nuovo, eppure, nonostante tutte le aziende che operano nel settore come “certification authority” dette CA, ancora oggi non vediamo molti progressi in tal senso. Questo accade perché le procedure necessarie a svolgere gli adeguati controlli di verifica delle identità sono molto lente a causa delle complesse procedure e quindi, nonostante gli smartphone a riconoscimento facciale, quando ci chiamano a firmare un documento dobbiamo ancora recarci di persona presso l’ufficio del richiedente, perdendo tempo e impiegando risorse da una parte – noi per andarci – e dall’altra – gli addetti preposti a gestire la pratica…
Questi uffici costano molto alle aziende in termini di energia elettrica, personale, carta, inchiostri ecc, ed inoltre consumano e inquinano più di quanto si possa immaginare… Se tutti fossimo digitalmente certificati molti di questi scenari sarebbero riconvertiti in modo più sostenibile…
Allorché potremmo domandarci come mai non lo abbiamo ancora fatto in modo sistematico; la ragione è semplice: normative stringenti e processi lenti rendono questo percorso lento e laborioso.
Con uno Smart-Contract dedicato potremmo cominciare da piccoli modelli che porterebbero l’attività di Certification Authority ad un livello mille volte più veloce ed efficiente, in grado di offrire al mercato globale un metodo sistematico e scalabile che, al costo di pochi centesimi a transazione, favorirebbe la riduzione degli sprechi da parte di tutti coloro che per generare e ricevere questa informazione certificata necessiterebbero di risorse quali carta, inchiostro, personale, internet, ecc., in modo talmente efficiente da innescare un meccanismo evoluto di ricondivisione disegnato su scenari plausibili in modo sostenibile.
Applicazioni e Interazioni in blockchain
Un esempio di possibile intervento
Sono passati quasi dieci anni da quando il fondatore di Apple presentò al mondo l’iPhone, un unico oggetto che ha distrutto interi settori: basti pensare alle macchine fotografiche digitali, alle moltitudini di accessori che lo smartphone ha eliminato portando un grande cambiamento nelle vite di tutti.
Il cambiamento più importante è avvenuto sul modo di comunicare. Fino ad alcuni anni fa le nostre interazioni a distanza erano per lo più affidate alle chiamate, agli SMS e alle email (mandate rigorosamente da un pc). Con l’avvento degli smartphone, ed in particolare delle app, oggi è possibile inviare video, immagini, emoticon, testi e messaggi audio istantaneamente. Queste nuove forme di comunicazione offrono delle soluzioni diverse attraverso cui esprimersi.
Tuttavia gli smartphone oggi sono invasi da applicazioni per ogni esigenza, applicazioni che occupano spazio e che spesso sono inutilizzate o utilizzate poco a causa delle loro funzionalità limitate e circoscritte.
Se il nostro modello venisse sposato dagli sviluppatori, integrando nelle loro app il wallet Synkrony, le applicazioni non sarebbero più dei semplici sistemi indipendenti e solitari ma, al contrario, potrebbero collaborare l’una con l’altra in una griglia di protocolli definiti, scambiandosi informazioni funzionali alla gestione organizzata dei flussi di dati in totale sicurezza grazie alla tecnologia blockchain.
Questo concept lo abbiamo definito “Faretra”
La Faretra è un protocollo di gestione dei flussi che organizza e gestisce principi ricorrenti consentendo interazioni tra funzioni diverse creando benefici e incentivi per gli utilizzatori e che, contestualmente, genera nuove opportunità per tutta la rete rivoluzionando quindi i paradigmi di base che hanno contraddistinto gli sviluppi dei sistemi negli ultimi 10 anni.
Tutto comincia da un’Interfaccia Identificativa univoca scaricabile o associabile ad un app già in possesso, il Synkrony Alias
Il Synkrony Alias rappresenta il wallet con il quale si può accedere al sistema multidimensionale che apre la strada ad una nuova concezione dei sistemi informatici, offrendo al mercato un modello capace di riunire molte soluzioni in un’unica architettura distribuita, favorendo una nuova era digitale delle comunicazioni organiche “peer to peer from server to server”.
Questa architettura permette la comunicazione organizzata da protocolli programmabili creando sistemi integrati che prima di T.R.I.N.C.I. non erano minimamente immaginabili.
Faretra infatti non è una soluzione che risolve problemi a colpi di frecce, bensì un protocollo di comunicazione inviolabile che permette la gestione organica di flussi.
Faretra rappresenta un ecosistema con dei propositi precisi, un protocollo di comunicazione tra strutture dislocate che, tramite una adeguata programmazione, permette di trasformare scarti informatici in risorse, portando vantaggi nella vita reale in una comunità interattiva e connessa.
Soggetti che involontariamente collaborano l’uno con l’altro favorendo il flusso dell’economia, la crescita economica individuale ed il progresso dell’umanità grazie all’annullamento delle distanze fra gli attori economici.
Visone finale Sostenibilità
Il mondo non è uno spazio infinito… le risorse che produce ogni anno sono limitate.
Negli ultimi 50 anni l’uomo è riuscito a sovrastare la capacità produttiva del nostro pianeta ad un punto tale che, al sesto mese solare di ogni anno, il fabbisogno industriale supera la capacità della produzione terrestre.
Un bilancio in perdita che genererà un fallimento devastante, dove il giudice non farà sconto della pena a nessun essere vivente…
Ogni anno consumiamo il doppio di quanto il pianeta Terra è in grado di offrire.
Da sempre economia, benessere e disponibilità delle risorse sono strettamente legati da un filo invisibile.
In questo scenario, fino ad oggi, non era possibile una connessione deterministica grazie alla quale l’approvvigionamento di risorse potesse trovare strade in cui, grazie alla tecnologia, vi fosse un beneficio di livello globale nel merito della gestione sinottica delle produzioni/dislocazioni e degli approvvigionamenti industriali.
L’industrializzazione e la Globalizzazione hanno portato alla nascita di un nuovo fenomeno capitalista che, per quanto sia efficiente sotto il profilo economico, porta con sé un effetto collaterale che, se non vedrà intervento imminente dell’uomo, costerà molto caro ad ogni essere vivente di questo pianeta.
L’industrializzazione infatti ha generato giganti che con l’avvento dell’era industriale hanno efficientato i processi di produzione, espandendo i loro volumi d’ingaggio fino a divenire veri e propri gruppi d’acquisto rappresentanti d’intere popolazioni, abbattendo di conseguenza i costi degli approvvigionamenti a favore di un mercato affamato di prodotti sempre nuovi.
Di conseguenza i grandi numeri che muovono queste multinazionali hanno reso più conveniente buttare via una risorsa piuttosto che riparala, ottimizzarla, rivenderla o sfruttarla in qualunque altro modo.
È indubbio che il nostro attuale sfruttamento delle risorse è insostenibile, soprattutto con una popolazione crescente, che comporta cicli di approvvigionamento più costosi, impatti ambientali più gravi, accessibilità limitata solo a pochi.
E il panorama delle risorse che presentano qualche caratteristica di “scarsità” sta aumentando: non solo il petrolio e altre risorse minerarie (come le “terre rare”, indispensabili anche per lo sviluppo della auspicabile transizione alle energie rinnovabili), ma anche l’acqua e i terreni fertili, senza dimenticare cicli naturali alterati dall’uomo come quelli di azoto e fosforo.
Diventa allora essenziale ripensare al nostro modo di produrre e consumare.
Questo caotico scenario necessita di numerosi contributi che coadiuvino un’organizzazione più efficiente delle risorse e i connessi risvolti ambientali, economici e sociali e, per questo, la nostra visione punta lontano e l’abbiamo chiamata
– Sharing Economy Design – *Faretra in TRINCI on Independentchain* #Powered by Affidaty S.p.a
In questo modello abbiamo l’obiettivo di favorire il rispetto dei tempi, dei cicli naturali, le prospettive di disponibilità futura, garantendo un equo accesso a tutte le popolazioni che prevedono gli effetti del cambiamento climatico grazie ad un nuovo paradigma di gestione dei dati che si autoalimenta dalla cooperazione organizzata, gestendo i processi ad un livello profondo d’interconnessione organizzata da Smart- Contract che operano sulla più dinamica e potente Blockchain che il mondo abbia mai visto…