a cura di:
Dane Marciano, CEO di Affidaty S.p.A
Giovanni Capaccioli, R&D di Affidaty S.p.A

Economicità:
Le blockchain maggiormente conosciute si basano sul principio base dell’economia per il quale ogni azione effettuata deve essere corrisposta da un “titolo di riconoscimento”, il quale si definisce comunemente in ogni parte del mondo in un “corrispettivo economico”, in proporzione allo sforzo reso.
Ebbene la blockchain per quanto rivoluzionaria non è immune a questa tendenza comune. Nei principali casi di successo nell’ambito delle blockchain pubbliche, le transazioni hanno un costo che varia dagli 0,5 centesimi di € a 1€ per ogni transazione effettuata con successo. Questo è dovuto al fatto che la chiusura di quest’ultime ha un costo energetico elevato per i minatori, i quali tassano gli Hash crittografici al costo di un corrispettivo in valuta corrente.
Un ragionamento di questo tipo potrebbe sembrare strano o fuori contesto, ma se immaginiamo tutto il sistema blockchain rivolto ad un ambito “corporate”, anziché “utente semplice”, cominceremo a comprendere il possibile punto di vista delle aziende o dell’imprenditore.
Ecco perché questa linea di ragionamento sfocia, di conseguenza, in un semplice calcolo che potrebbe chiarire le difficoltà di applicabilità delle tariffe di mercato del mining rivolto ad un ipotetico settore industriale o alle aziende in generale.
Facciamo un esempio per cercare di capire meglio: immaginiamo che una casa farmaceutica voglia mettere il proprio processo di sviluppo, produzione e distribuzione di un farmaco in blockchain, accompagnato dall’annesso bugiardino.
La blockchain è davvero conveniente per le aziende?
Ipotizziamo che il farmaco abbia 5 processi salienti da tracciare e che di questo prodotto ve ne sia una produzione giornaliera di 1000 pezzi. Il calcolo è presto detto: 1*5*1000*0,50= 2500€ al giorno, per un singolo lotto farmaceutico. Ovviamente una casa farmaceutica produce milioni di lotti e non migliaia. Ecco che diviene evidente che l’incidenza economica sul prodotto sarebbe poco sostenibile per le aziende e, probabilmente, andrebbe ai danni del consumatore.
L’alternativa a questo problema, quindi, potrebbe essere diminuire gli Hash crittografici: questo diminuirebbe certamente il costo alle aziende, ma anche il tracciato certificato. Una probabile conseguenza potrebbe essere una diminuzione della precisione dei dati sul registro, che diverrebbero quindi approssimativi e, nei casi peggiori, vanificherebbero l’applicazione stessa della tecnologia.
In situazioni di questa tipologia, l’obiettivo delle aziende consiste nell’abbattere i costi in maniera drastica lavorando sui consumi energetici – da cui la convenienza di minare ad un costo inferiore – e, quindi, divenire più concorrenziali.
Ecco perché sono molti gli attori del panorama blockchain che hanno l’obiettivo di allargare questa tecnologia anche alle aziende senza causare un “cortocircuito” dei costi a cascata che andrebbe a gravare sugli utenti finali.
La nostra azienda ha lavorato con l’obiettivo di abbattere i costi all’origine in modo da allargare la portata di questa tecnologia anche ai profili industriali senza causare un “cortocircuito” dei costi a cascata, che andrebbe a gravare sull’uso della tecnologia stessa oppure sugli utenti finali economicamente, o fornendo dati incompleti e poco utili a garantire il consumatore poiché frammentari.